Invasione metal a Cagliari con Steel Day: grande attesa per gli americani Soulfly

Grande serata di rock e metal, domani venerdì 27 giugno a Cagliari: all’Arena Sant’Elia riflettori accesi sullo Steel Day, appuntamento organizzato dalla cooperativa Vox Day, che vede come headliners gli statunitensi Soulfly preceduti sul palco dagli svedesi Pain Of Salvation e da tre band sarde: Arhythmia, Lightless Moor e Terrorway.

Spetterà proprio alle formazioni isolane il compito di aprire la fitta scaletta alle ore 20 (cancelli aperti dalle 19). Gioca in casa il primo gruppo: cagliaritani, i Lightless Moor (Ilaria Falchi: voce; Federico Mura: voce e chitarra; Alberto Mannucci Pacini: chitarra; Edoardo Fanni: tastiere; Giuseppe Siddi: basso; Stefano Spanu: batteria) nascono nel 2005 quando la cantante Ilaria Falchi decide di portare avanti il suo progetto di creare una band gothic metal con una personale reinterpretazione dei canoni del genere. Un progetto che, dopo diversi cambi di organico e il primo demo auto-prodotto, porta i Lightless Moor a entrare nei ranghi dell’agenzia Alkemist Fanatix Europe e poi, nel 2012, al debut album “Crying My Grief to a Feeble Dawn – The Poem”, uscito per la WormHoleDeathRecords.

Arrivano invece da San Gavino Monreale i Terrorway (Valentino “Sidh” Casarotti: voce; Ivan Fois: chitarra; Giovanni Serra: basso; Cosma Secchi: batteria), formazione all’opera dal 2009, che l’anno scorso ha consegnato il suo sound aggressivo e potente, con un raffinato gusto per le melodie, alle nove tracce di “Blackwaters”, esordio discografico “full length” registrato a Cagliari al Corpse Factory Studio, e poi mixato e masterizzato da Jacob Olsen (HateSphere, Moonspell) al JBO Sound Studio. I Terrorway hanno partecipato a numerosi festival, aprendo i live di artisti internazionali come Mnemic e Paul Di Anno, e sono presenti in diverse raccolte dedicate al metal, come “Loud Music Compilation” e “Devolution Magazine Compilation”.

Chiudono il trittico targato Sardegna gli algheresi Arhythmia (Riccardo Bevitori e Matteo Lombardo alle chitarre, Michele Canu alla voce, Luca Moro al basso e Nicola Salis alla batteria). Nati nel 2004, sono un gruppo alternative-metal tra i più attivi nel panorama underground regionale e nazionale. Tre dischi pubblicati: l’ultimo, “Time no coming Back” (del 2013), prodotto da Billy Graziadei, ha ricevuto ottime recensioni dalla critica nazionale e internazionale, portando gli Arhythmia a girare l’Europa come special guest degli statunitensi Biohazard e ad aprire i concerti di affermate band del panorama metal/hardcore, come Sepultura ed Hatebreed.

Con i Pain Of Salvation la serata all’Arena Sant’Elia entrerà nel vivo. La formazione svedese approda nel capoluogo sardo, in data unica per l’Italia, con il suo sound progressive metal senza confini, caratterizzato da contaminazioni stoner, ritmiche potenti, solidi tappeti di chitarre, grande timbrica ed estensione vocale, costante uso di cori e tastiere, rapidi cambi di ritmo. A guidare la band è il suo fondatore Daniel Gildenlöw, chitarrista e voce principale nonché autore di tutti i testi. Con lui sul palco Ragnar Zolberg alla chitarra, Daniel Karlsson alle tastiere, Gustaf Hielm al basso e Léo Margarit alla batteria. In attività dal 1991 (ma le origini risalgono a sette anni prima), i Pain Of Salvation contano otto dischi in studio: concept album che di volta in volta trattano importanti temi sociali e di attualità, creando una forte empatia con gli ascoltatori. Il primo, “Entropia”, è del 1997, seguito l’anno dopo da “One Hour By The Concrete Lake”, con cui firmano il primo importante contratto discografico; raggiungono il successo nel 2000 con “The Perfect Element – Part One”, acclamato dalla critica come uno dei migliori lavori del complesso svedese. Tra il 2002 e il 2007 seguono altri tre dischi, e tra il 2010 e il 2011 i due album “gemelli”, “Road Salt One” e “Road Salt Two”, a oggi gli ultimi lavori discografici di Daniel Gildenlöw e soci.

Gran finale di Steel Day con i Soulfly, in Sardegna per la prima volta assoluta e per l’unica tappa italiana dopo quella che la sera precedente li porterà a Roma. Alla testa del gruppo in arrivo dagli Stati Uniti, una delle figure più rappresentative del metal moderno: il cantante e chitarrista Max Cavalera, brasiliano di nascita, di origini italiane e trapiantato da tempo negli U.S.A., già cofondatore (nel 1984) e frontman dei Sepultura, storica band che ha lasciato nel 1997, per dare vita, nello stesso anno, ai Soulfly. Nel nuovo progetto, Cavalera unisce elementi di musica etnica al consueto stile aggressivo e pesante, che sconfina verso l’hardcore. Il primo album (“Soulfly”) è del 1998, seguito due anni dopo da “Primitive” e, nel 2003, da “3”; nel 2004 esce “Prophecy”, registrato con una formazione in parte diversa, e l’anno successivo arriva il quinto disco, “Dark Ages”. Dopo l’esperienza con il progetto parallelo Cavalera Conspiracy, il cantante ritorna ai Soulfly nel 2008, anno in cui esce “Conquer”. È del 2010 “Omen”, album che conta alcuni importanti contributi, tra cui quelli di Greg Puciato (cantante di The Dillinger Escape Plan) e di Tommy Victor (voce e chitarrista dei Prong). Nel marzo 2012 la band pubblica “Enslaved”, ottavo disco in studio, con una sezione ritmica completamente rinnovata e un sound sempre più vicino ai Sepultura dei tempi di “Arise”, mentre è dello scorso autunno il nono titolo, “Savages”, registrato con la stessa formazione (più ospiti in alcuni pezzi) di scena a Cagliari: Max Cavalera alla voce e alla chitarra, Marc Rizzo alla chitarra, Tony Campos al basso, e, alla batteria, il giovane figlio del leader, Zyon Cavalera (classe 1993).

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