Attrarre capitali esteri, quando il Made in Italy non basta più

Il Made in Italy è sempre stato sinonimo di qualità e ricercatezza nei più svariati campi, dal design al food, ed è quindi sempre stato fonte di grande fiducia nel mercato mondiale. Qualcosa però è cambiato, forse perché si è abusato fin troppo di questo “certificato di garanzia”.

L’Italia è ora meno attraente agli occhi degli investitori esteri. La perdita di ben quattro posti nella classifica 2016 di AT Kearney dei Paesi più attrattivi per gli investimenti esteri parla chiaro: da 12esima nel 2015 l’Italia ora si trova al 16esimo posto. I capitali esteri in rapporto al Pil italiano ammontano al 17% contro una media del 49%.

A rilanciarne il valore (insieme ai prodotti che continuano a essere eccellenti) sono ora il digitale e il mondo startup ed ecco tre storie tutte Made in Italy.

Crema, Lombardia il settore è cyber security e il round è da 5,5 milioni di dollari. Il round è stato chiuso con un fondo di investimento americano, Evolution Equity Partners, l’azienda si chiama DFLabs ed è attiva nel settore della sicurezza dati e risposta automatica alle violazioni, il loro prodotto più importante a oggi è IncMan NG.

Un’altra storia che è doppiamente degna di nota è quella di BioBeats, un’app che monitora lo stato di salute dei dipendenti e aiuta ad abbassare i livelli di stress.

Il round che di per sé ha fatto parlare è stato di 2,28 milioni, ma a fare notizia è stato uno degli investitori che ha partecipato al round: Will Smith è passato da Principe di Bel Air ad angel investor dell’azienda fondata dall’italiano Davide Morelli insieme al ricercatore inglese David Plans.

La terza storia che citiamo è quella di una nuova realtà locale che ha da poco iniziato a farsi conoscere, si parla di Clhub neonato ventur incubator che ha da poco ricevuto un importante investimento ridimensionando il proprio assetto societario con l’ingresso di Andrew Apodaca nel CDA e come International Business Developer. L’accordo di investimento e ingresso in società era infatti stato suggellato presso la nuova sede operativa internazionale di Clhub a Santa Monica, California, all’interno degli uffici di WeWork, dove si sono recati Riccardo Sanna, CEO di Clhub, e Giovanni Sanna Managing Partner.

Si investe sempre nel Made in Italy, non più solo più sul prodotto, ma sul capitale umano. Il nuovo socio americano ha dichiarato durante la Startup Battle (di cui Clhub è stato promotore e organizzatore): “Il territorio ha da offrire ben più cibo, vino e spiagge; la Sardegna non è solo questo, esiste un forte ecosistema costruito attraverso l’innovazione ed è presente e fecondo, vogliamo investire nei progetti, ma soprattutto nelle persone”.

Queste tre storie lasciano ben pensare che nonostante tutto l’attrattiva Italiana sia comunque presente e forte.

 

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