Maltrattamenti al centro Aias, il Gip: “I dirigenti ordinavano e sapevano”

Potevano commettere ancora gli stessi reati, e la loro “condotta deve essere prontamente interrotta”, i 14 fra amministratori e operatori dell’Aias di Decimomannu (Cagliari) sospesi dal servizio perché accusati di aver maltrattato i pazienti affetti da disabilità psichica ospiti al secondo piano della struttura sanitaria. Questo è quanto emerge nelle 82 pagine dell’ordinanza del Gip Giampaolo Casula.

Fra i nomi degli indagati (qui l’elenco) spiccano quelli di Sandra Murgia, responsabile amministrativo del centro di Decimomannu e quello di Vittorio Randazzo, direttore amministrativo dell’Aias, entrambi accusati in concorso di percosse, maltrattamenti, lesioni personali e dell’aver omesso di informare i familiari dei pazienti di quanto accadeva nel centro.

La fila dei pazienti nudi in un unico bagno. La prima, spiega il Gip, “dava disposizioni affinché le quotidiane operazioni di pulizia mattutine venissero effettuate in un unico bagno, nonostante ogni camera della struttura fosse dotata di servizio igienico, costringendo in tal modo i degenti a recarsi nudi in detto locale in totale promiscuità tra uomini e donne. Ometteva di fornire al personale i mezzi necessari per fornire adeguata assistenza”. Ma non solo, secondo il Gip “nonostante fosse a conoscenza di svariati episodi di violenza fisica e morale posti in essere nei confronti dei pazienti dagli operatori sociosanitari, e in generale, dal personale in servizio, ometteva di esercitare la dovuta vigilanza, non attivandosi in alcun modo”. Vittorio Randazzo, secondo il Gip, viene indagato “in qualità di direttore amministrativo dell’Aias – scrive il giudice -, pertanto titolare di una posizione di garanzia nei confronti dei degenti in virtù di specifici poteri-doveri di direzione e di vigilanza, omettendo di esercitarli e di intervenire al fine di correggere o eliminare le condotte illegittime della responsabile Sandra Murgia e degli altri dipendenti del Centro di Decimomannu, sottoponeva i pazienti ricoverati ad abituali vessazioni, privazioni, mortificazioni e violenze fisiche”. Nei prossimi giorni i 14 destinatari del provvedimento restrittivo saranno interrogati dal Gip.

Nelle pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Giampaolo Casula si descrive il clima di terrore che i pazienti respiravano nel reparto al secondo piano della struttura. In particolare il 9 agosto 2014 un infermiere professionale, secondo quanto ricostruito dagli investigatori anche con le riprese delle telecamere, ha picchiato uno dei disabili che si trovava su una carrozzina, responsabile di avergli strappato il pantalone della divisa mentre cercava di somministragli dei medicinali. Lo ha afferrato alla nuca e scaraventato a terra, facendo rovesciare anche la carrozzina, poi ha infierito su di lui, colpendolo con sei-sette calci all’addome, gambe e torace. Il paziente sarebbe rimasto a terra sino a quando non è finita la distribuzione dei farmaci agli altri pazienti e a causa delle botte venne ricoverato in ospedale. In un altro caso, avvenuto ad aprile 2015, un infermiere professionale ha colpito con numerosi schiaffi un altro paziente che era molto agitato. Lo ha bloccato a terra con l’aiuto di altri colleghi, colpendolo ripetutamente urlandogli “Ne vuoi un altro… dimmi se ne vuoi un altro“, non fermandosi nemmeno davanti alle grida dell’uomo.

“Colpisce particolarmente l’indifferenza – spiega il Gip – espressa con inutile severità e mortificazione, tali da incidere, non meno dalle azioni di reale violenza, sulla qualità della vita delle persone offese, contraddistinta da quotidiani atti commissivi (sgridate, rimproveri, frasi offensive della dignità della persona, percosse anche particolarmente violente) ed omissivi (mancanza di igiene, pazienti lasciati inermi per terra o nudi in totale promiscuità in attesa di una doccia), producenti gratuite umiliazioni e durevoli sofferenze psicologiche nei pazienti”.

I familiari delle vittime delle violenze avvenute nel centro Aias di Decimomannu (Cagliari) non venivano informati né dalla responsabile Sandra Murgia e nemmeno dal direttore amministrativo dell’Aias, Vittorio Randazzo, e gli operatori godevano di impunità. In riferimento al paziente picchiato e poi finito in ospedale il Gip spiega che “appare evidente come vi sia stata da parte della direzione del centro Aias di Decimomannu e anche della direzione centrale Aias di Cagliari, nella persona del direttore amministrativo Vittorio Randazzo (il quale ha promosso e seguito il procedimento disciplinare nei confronti dell’infermiere e dell’educatrice) – spiega il giudice – l’intenzione di nascondere ai familiari del paziente quanto accaduto, precludendo loro l’esercizio dei diritti spettanti alla parte offesa, incapace di intendere e volere”.

Pesante la posizione di Sandra Murgia. “Non v’è dubbio che abbia costantemente tollerato le condotte illecite dei dipendenti sui quali invece avrebbe dovuto vigilare – sottolinea il Gip -. Tale atteggiamento spesso di inerzia e talvolta anche di ‘protezione’ verso i colpevoli, ha avuto l’effetto di incoraggiare i comportamenti violenti verso i pazienti. In un simile contesto, gli operatori hanno potuto contare su una sorta di impunità”. Secondo il Gip “i responsabili potevano contare su trattamenti indulgenti visto che soltanto nei casi più gravi nei confronti dei colpevoli sono stati adottati provvedimenti di sospensione dal servizio per qualche giorno”. E aggiunge “anzi, proprio i dipendenti che avevano osato segnalare i fatti, spesso hanno dovuto subire conseguenze e rimproveri”. (Ansa)

 

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