Solinas, Onorato e Sardinia Post: l’attacco di un Espresso in agonia

C’è un fantasma che si aggira nel castello dell’editoria italiana. Quello del settimanale ‘L’Espresso’, un tempo leader dell’informazione controcorrente e del giornalismo d’inchiesta, oggi ridotto a farsi trainare – per vendere qualche copia in piu – da quell’altra balena spiaggiata di ‘Repubblica’. Invece di preoccuparsi del perché della repulsione dei lettori verso i media che preferiscono ravanare nelle cloache del pettegolezzo, piuttosto che affrontare di petto i problemi reali del paese, i ‘belluini’ dell’Espresso vanno dritti per la loro strada del linciaggio gratuito dei nemici politici dei loro amici. Vecchi e nuovi. I vecchi sono quelli che credono indefettibilmente nella supremazia di quella sinistra spocchiosa che ha fatto della supposta superiorità morale la bandiera di tutte le più recenti sconfitte. I nuovi sono coloro i quali li dovrebbero salvare dalla certificazione del definitivo fallimento editoriale.

La nuova specializzazione di questo pseudogiornalismo d’assalto, di questo giornalismo d’inchiesta in sedicesimo, è quella di cercare di massacrare i governatori o gli aspiranti governatori ad un passo dal successo. Ieri Rosario Crocetta in Sicilia, oggi Christian Solinas in Sardegna (dove, guarda un po’ tante volte la combinazione, si vota tra pochi giorni).

Il caso Crocetta è emblematico per comprendere la tecnica. Ricordate? Fu accusato proprio dal settimanale di aver augurato alla figlia del giudice Paolo Borsellino, parlando al telefono con un amico, di fare la fine del padre. Una cosuccia da niente. Scandalo. Il governatore, in lacrime, smenti’. Niente da fare: L’Espresso replicò che i suoi giornalisti avevano ascoltato l’intercettazione. Non poteva essere vero, perché quella conversazione non c’era mai stata. Poi, nel silenzio assordante e complice di quasi tutti i media italiani, il settimanale fu condannato per diffamazione. E l’unico a pagare le conseguenze di quell’infame fake news fu il direttore, un bravo giornalista che si era fin troppo esposto, fidandosi dei suoi più stretti collaboratori, mandato in esilio a dirigere Il Tirreno.

Ora tocca a Solinas. Non potendo trovare granché contro di lui, i belluini si attaccano a tutto: l’amicizia con Francesco Cossiga, i primi passi in politica sotto la guida di Mariolino Floris, fino ad arrivare al “colpo del cartoccio”: una laurea ottenuta da una semisconosciuta università del New Mexico e della quale il segretario del Psd’Az, scelto all’unanimità dal centrodestra come futuro governatore della Sardegna, non si è mai fatto un vanto. Tanto da non farla figurare in alcun curriculum vitae.

E allora, quale sarebbe il problema? Eccovi serviti: di questa vicenda non si riesce a trovare traccia sul web; neppure sul sito di Sardinia Post, che per primo parlo’ a suo tempo di questa “compromettente” vicenda.

E qui entra in ballo chi scrive. Che non ha nessuna difficoltà a confessare di aver ben volentieri accolto l’educata richiesta di Solinas del “ricorso all’oblio”, cioè alla cancellazione dal sito -prevista da sentenze e norme di vario genere- di notizie ritenute dannose o comunque utilizzate a sproposito, che nulla hanno a che vedere con il diritto di cronaca e la polemica politica. Punto.

Un trattamento preferenziale per l’aspirante governatore? Neanche per idea. È avvenuto lo stesso per altri richiedenti, sulla scia di quanto fatto a suo tempo dal direttore che mi ha preceduto (ma questo i ‘belluini’ dell’Espresso si guardano bene dallo scriverlo, chissà perché) e che sta per avvenire pure per un ex-governatore della Sardegna, che lamenta problemi analoghi. Si chiama coerenza, non trattamento di favore.

E se volete davvero occuparvi del nostro editore, Vincenzo Onorato, prima sciacquatevi la bocca, poi occupatevi qualche volta delle sue battaglie in difesa dei marittimi italiani disoccupati (ecco un bel tema sociale che la sinistra ha lasciato in mano solo alla destra) e delle lobby politiche che proteggono gli armatori che fanno profitti sfruttando i lavoratori del mare extra-comunitari. Troppo compromettente, vero?

Guido Paglia

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