Pranzo di Sardara con l’Isola arancione: il senso di impunità che hanno i politici

Il pranzo di Sardara, al netto dei risvolti giudiziari all’esame della Procura, porta a galla una questione morale. Gravissima e da condannare. I nostri politici, o comunque coloro che bazzicano in ambienti vicini al potere, sono spesso mossi da un irrefrenabile senso di impunità. Dato proprio dal fatto di sentirsi protetti da ogni forma di controllo in quanto al vertice della piramide.

Sul pranzo di Sardara ne ha addirittura scritto un giornale cinese, proprio perché quel banchetto mette insieme tutto il peggio del senso civico all’italiana. È l’emblema di quella modalità fondata sulla scorciatoia, sull’imbroglio, sul fregare gli altri. Sul sentirsi più furbi. Nella pratica, il classico strafottente “lei non sa chi sono io“.

A Sardara, due mercoledì fa, è successo questo: un imprenditore, uno di quelli che ha la fortuna di lavorare in zona arancione, ha sentito il bisogno di abbandonarsi al delirio di onnipotenza. E in barba alle restrizioni anti-Covid previste a livello nazionale, ha montato un banchetto a misura di politici, militari e dirigenti pubblici di prima fascia. Quindi persone di potere. Qualcuno potrebbe leggere gli inviti come ‘lisciata’, altri come un modo per tenere buoni i rapporti, altri ancora come una specie di riunione di loggia. Ma il risultato non cambia: quell’imprenditore ha violato le regole e infatti è stato multato.

Poi ci sono gli ‘invitati’, quasi tutti con funzioni di responsabilità. Anche in enti pubblici. E questo è financo un aspetto miserabile: chi deve applicare correttamente le leggi, si sente autorizzato a non rispettarle, convinto di poterla fare franca per il solo fatto di occupare quella posizione di vertice. Come fosse una ‘zona confort’ immune da ogni forma di controllo.

L’interesse dei cittadini sulla vicenda di Sardara è legato proprio a questo aspetto. È da un anno che la pandemia ha ristretto gli spazi di socialità, oltre quelli lavorativi in maniera drammatica. Centinaia e centinaia di persone, in Sardegna, hanno perso il lavoro e vivono con un sussidio da fame. Poi arrivano loro, i politici e relativi sottopancia dei partiti di governo, e se ne fregano della ‘società reale’, per dirla con un termine inflazionato. Anche in tempo di pandemia credono di poter vivere in una bolla di privilegio.

Due mercoledì fa tutti i partecipanti al pranzo di Sardara sono andati alle terme pur sapendo che la Sardegna fosse in zona arancione e quindi nessuno avrebbe potuto mangiare al ristorante. A meno che non stesse alloggiando nella stessa struttura ricettiva. E non si tratta di una leggerezza: chi ha partecipato a quel banchetto era sicuro di non essere scoperto. Per via di quel posto di comando occupato.

Non solo: siccome capita a tutti di sbagliare, un uomo di potere responsabile non se la svigna quando arriva la Finanza. Il fuggi fuggi a Sardara è pure peggio, se possibile, dell’essere andati al pranzo. Perché scappare dalle proprie responsabilità è indecente. Ma la Sardegna, purtroppo, è amministrata anche da dirigenti con un così scarso senso civico.

Se il presidente Christian Solinas, come ha promesso, prenderà provvedimenti, faccia una cosa: la smetta anche lui di usare il proprio potere per creare cittadini di serie A e di serie B. Ritiri il provvedimento sui maxi staff in Regione, roba da sei milioni di euro in più all’anno, soldi pubblici da spendere per fare contratti agli amici. Perché è ormai c’è il fondato sospetto che riunioni clandestine di questo tipo siano finalizzate proprio a misurare il potere. Anche in un passo a due tra maggioranza e opposizione. O Franza o Spagna, purché se magna.

Alessandra Carta

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