Visto che è stato lui a chiamare “Topo Gigio” il candidato che sarebbe stato designato dal centrosinistra, ora il presidente Cappellacci deve stare al gioco fino in fondo, indossando a sua volta i panni del grosso gatto nero Megalo, che di Topo Gigio è il principale antagonista.
La storia ideata da Maria Perego presenta Megalo come un animale furbo ed egocentrico, che non vuole nessun altro gatto all’infuori di lui, irascibile, aggressivo e vendicativo, anche se è costretto gioco forza a fare il ruffiano con chi ha la proprietà della casa in cui abita per poter conservare il suo stile di vita agiato e la sua posizione di capo dei gatti della contrada.
Come vada a finire la storia lo sa chiunque l’abbia seguita anche saltuariamente: tutti i tentativi di Megalo di mettere nel sacco il suo avversario falliscono, vuoi per l’intelligenza, e l’abilità di Topo Gigio, vuoi per la fiducia, che secondo la sua ideatrice lo contraddistingue, in un mondo pur flagellato dai pericoli e dalle paure, vuoi per il fatto che egli sa scegliere compagni e amici competenti e fidati, al contrario del gatto, che si circonda di tirapiedi imbranatissimi, inadempienti e fedifraghi, come Arro e Braccio.
Allora in bocca al lupo, “Topo Gigio” Pigliaru: indossa tu gli stivali delle sette leghe e metti nel sacco chi esprimeva la voglia e il desiderio di un competitor, ironizzava sul fatto di trovarsi di fronte solo a proposte di nomi, ma non di Governo, e ora deve fare i conti con l’avversario peggiore che gli potesse capitare.
Silvano Tagliagambe