Zona franca, centrosinistra al contrattacco: “Cappellacci inganna i sardi”

Il contrattacco è servito, sempre in nome della Zona franca. Il centrosinistra si dà appuntamento a Cagliari, al T-hotel, per smontare la strategia di Ugo Cappellacci e confezionare il proprio modello di defiscalizzazione. Il governatore finisce sotto tiro, una volta e un’altra ancora, nella sala conferenze più grande. E le sedie – color ruggine – sono quasi tutte piene. Democratici, vendoliani e rossomori, di nuovo insieme: «Questa è l’unità di cui ha bisogno alla Sardegna». Al governatore viene incollato un solo bollino: «Sta imbrogliando i sardi», si ripete.

L’APERTURA. Il valzer degli affondi lo battezza Gianfranco Ganau (Pd), lui il primo cittadino di Sassari che presiede pure il Consiglio delle autonomie (Cal). Il sindaco entra a gamba tesa nel cuore della querelle. Ovvero, la decisione di non partecipare alla manifestazione romana voluta da Cappellacci. «Noi – spiega Ganau – non siamo andati, perché il governatore sardo non si è voluto confrontare sulla Zona franca. Tanto che ha deciso di cavalcare una proposta impraticabile».

L’ALTERNATIVA. La fase due di Ganau è tracciare il perimetro nel quale si muovono Pd e forze alleate. Quindi la premessa: «Noi la Zona franca la vogliamo davvero, per questo stiamo lavorando alla definizione di soluzioni concrete». Il sindaco comincia dalla normativa. «Con le leggi attuali – sottolinea – ci sono solo due strade. La prima, scritta nello Statuto sardo, prevede l’istituzione di punti franchi. In più c’è il decreto 75/98 che ha individuato sei scali che possono diventare extradoganali (Cagliari, Oristano, Oristano, Olbia, Portovesme e Porto Torres). Ecco, noi vogliamo estendere quella possibile defiscalizzazione alle aree industriali collegate o collegabili, come previsto dalle leggi». Poi il modello Sulcis, cioè il taglio delle imposte alle microimprese (si parla di Zona franca urbana). «Il centrosinistra – va avanti Ganau – crede che queste opzioni siano estendibili all’intera Sardegna, con l’obiettivo di rimettere in modo l’economia».

IL PRESIDENTE. Chiusa la parentesi legislativa, Ganau torna politico. «Per quanto detto finora, vien da sé che a essere inadempiente sia la Regione, non il Governo nazionale. Spetta alla Giunta stabilire come e quando perimetrare i punti franchi, nonché decidere la modalità con cui ridurre la pressione fiscale». Sul tema dimostra di essere ferratissimo Cristiano Erriu, sindaco di Santadi e numero uno dell’Anci Sardegna (è l’Associazione dei Comuni). Erriu, anche lui democratico, tira fuori i numeri del gettito tributario. «Sull’Iva – dice – la nostra Isola riscuote dallo Stato i 9/10. Significa che prevedere una Zona franca integrale equivale a tagliarsi le gambe». Il presidente torna sul problema: «Cappellacci vuole cancellare tutte le tasse, ma non ha ancora spiegato come. Del resto solo l’Iva vale quasi due miliardi l’anno, e rappresenta l’unica linfa delle politiche sociali».

ALTRI NUMERI. Il primo cittadino di Santadi tiene in mano uno studio di Bankitalia. E arringa: «La Regione, ogni dodici mesi, riceve dallo Stato 3.752 euro per residente. Istituire una Zona franca integrale vuol dire rinunciare a quelle quote. Non solo: pure gli enti locali perderebbero un introito annuale di 333 euro, sempre procapite». Erriu fa notare: «È pericoloso toccare le politiche fiscali, quando non sia ha chiaro l’obiettivo finale, esattamente come sta facendo Cappellacci. Si tratta di meccanismi delicatissimi, su cui si regge la pace sociale». Il mirino è puntato contro la Giunta di centrodestra anche sul fronte dei fondi europei. «Solo per un artificio trovato all’ultimo momento, la Regione ha evitato il disimpegno automatico delle risorse». In buona sostanza ,la perdita degli stanziamenti Ue. «Un rischio scongiurato trasferendo i denari alle Agenzie. Ma la gestione è inadeguata comunque: sul Fesr (Sviluppo) è stato programmato appena il 40 per cento delle risorse; sul Por (Piano operativo) il 52».

IL SEGRETARIO. Silvio Lai, benché a Roma faccia il senatore, è rimasto a Cagliari, oggi. Per dire, ancora una volta, quanto «la battaglia di Cappellacci sulla Zona franca non abbia contenuti. Invece – appunta – compito di un governatore è dare risposte di verità, non mettersi a capo di una crociata». Lai ribadisce: «Per coprire il minor gettito che deriverebbe dalla desfiscalizzazione, noi proponiamo di utilizzare i soldi della Vertenza entrate e quelli europei della nuova programmazione (2014-2020)».

LO SCONTRO. Giampaolo Diana, capogruppo Pd in Consiglio regionale, non usa mezzi termini: «Cappellacci è un imbroglione». E continua: «Il centrosinistra ha dovuto presentare una mozione per far sì che il governatore si presenti in Aula e spieghi come intende istituire la Zona franca integrale. Forse lo farà giovedì, ma noi siamo settimane che lo chiediamo». Diana, poi, prende posizione sull’attacco di Angelo Carta,primo cittadino di Santadi ed ex assessore sardo ai Lavori pubblici. Carta, stamattina, era a Roma, ma no ha condiviso che Cappellacci non abbia portato a casa un risultato definitivo. «Il sindaco di Santadi – sottolinea Diana – dimostra, ancora una volta, di avere buon senso, perché è sotto gli occhi di tutto la strumentalizzazione della Zona franca messa in atto dal governatore».

GLI ALLEATI. Al T-hotel dicono la loro anche i Rosso Mori. Paolo Mureddu, assessore ai Lavori pubblici nella Provincia di Cagliari, non ci gira intorno e su Cappellacci dice: «Il re è nudo. E per capirlo basta guardare la normativa. La Sardegna, in base allo Statuto, al decreto legislativo 75 e al Codice doganale europeo, può solo aspirare ai punti franchi. Noi come Rosso Mori siamo convinti che vada ripensato l’intera materia fiscale, attraverso un progetto sovranista, l’unico possibile se si vuole costruire il nuovo sviluppo della Sardegna». Mureddu non ha dubbi: «Guai se la Sardegna diventasse come Livigno. Lì non si produce nulla, da cinquant’anni a questa parte non c’è un solo posto di lavoro in più. Lì esistono solo negozi che vengono profumi, sigarette e macchine fotografiche. Abbassare le tasse, realmente, è un passaggio importante, ma va previsto per settori, e casi. Un’applicazione tout court della Zona franca non ha senso, perché non è fattibile».

I PICCOLI COMUNI. Intanto gli enti locali più piccoli hanno messo sul tavolo del confronto idee alternative. La prima proposta l’ha firmata Emiliano Deiana (Pd), sindaco di Bortigiadas. «Va benissimo – ha detto – la Zona franca urbana, così come quella doganale. Ma se vogliamo creare sviluppo, dobbiamo far leva sulle storture del nostro sistema socio-economico. Per questo andrebbe prevista anche una defiscalizzazione rurale: bisogna fermare la desertificazione delle aree interne, un processo che, per un altro verso, comporta l’inurbamento delle coste». Anna Crisponi (PD), assessore per le Politiche sociali a Sestu, appunta: «Noi siamo uno di quei Comuni che, con troppa leggerezza, ha approvato la delibera sulla Zona franca. Il problema è a monte: non ci può essere taglio delle tasse, sino a quando non si trova il modo per compensare il minor gettito fiscale».
Una cosa è sicura: tra applausi e abbracci si capisce che pure nel centrosinistra tiri aria da campagna elettorale. La corsa verso le Regionali 2014 è davvero cominciata. Per tutti.

Alessandra Carta

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