Test coronavirus, una ditta di Bologna: ‘Nessun acquisto, Nieddu dice il falso’

La ‘Tema ricerca’, una srl del Bolognese che produce test rapidi per accertare la positività (o meno) al coronavirus, smentisce l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu. “Dalla Regione non abbiamo mai ricevuto alcun ordine”, spiegano dal quartiere generale di Castenaso attraverso una nota firmata da Marina Gialloreto, la rappresentante legale. Che non esclude una causa civile per “ottenere il risarcimento dei danni”, visto che l’esponente della Giunta, quota Lega, ha diffuso “sui nostri kit una serie di argomentazioni totalmente prive di fondamento e lesive dell’immagine aziendale” (clicca qui per leggere la lettera integrale della srl).

Dunque l’assessore Nieddu ha mentito. Questo sostiene la srl di Castenaso, citata dal tit0lare della Sanità il 17 marzo scorso. Al quotidiano L’Unione Sarda, Nieddu aveva detto di “aver ordinato 5mila kit rapidi che arriveranno tra una decina, se tutto va bene”. L’assessore precisò: “I test della ‘Tema ricerca’ non sostituiranno i tamponi, che restano molto più attendibili, tuttavia ci consentono di fare un’indagine veloce molto ampia. I kit rapidi saranno un’arma parallela”.

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La srl del Bolognese è stata contattata l’altro giorno dal capogruppo dei Progressisti, il consigliere regionale Francesco Agus, il quale per primo ha saputo dalla società che la Regione, a differenza di quanto dichiarato dall’esponente della Giunta, non aveva fatto alcun ordine. Agus ha sollevato il caso pubblicamente. E da quel momento – chissà se è stata solo una coincidenza, Nieddu ha ritrattato. Sempre al quotidiano di Cagliari, l’assessore ha detto: “Abbiamo rivisto la strategia perché l’Istituto superiore di sanità sostiene che quei test rapidi hanno poca attendibilità. Non sono di tipo molecolare, ma si basano sugli anticorpi, per questo ci siano fermati”.

Di qui la richiesta di risarcimento che la srl ha intenzione di avanzare nei confronti della Regione. Dalla società precisano ancora: “I test rapidi che la nostra azienda distribuisce in Italia rispondono a tutti i criteri di certificazione e validazione europea per la vendita di dispositivi medico-diagnostici in vitro. Sono inseriti nella Banca dati classificazione nazionale dei dispositivi medici (Cnd), nonché riconosciusti dal ministero della Salute e registrati in Farmadati Italia”.

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Nieddu ha detto che il ripensamento della Regione è nato perché “il Brotzu che sperimenterà una nuova tecnologia, in grado di esaminare 830 tamponi ogni otto ore”. Proprio ieri, in un articolo di Sardinia Post sugli acquisti di mascherine fatti dall’azienda Brotzu e dall’Areus, è emerso che l’ospedale di Cagliari ha speso nei giorni scorsi 549.580 euro di reagenti per i tamponi del Covid-19, caricando il costo nel proprio bilancio in modo da superare l’inerzia della Regione. Come risulta dalla delibera, solo “prossimamente i costi verranno coperti dalla Regione”, si legge. E di più: “L’acquisto si rende necessario, urgente e inderogabile esclusivamente come misura di prevenzione all’ulteriore minaccia di propagazione della pandemia”.

Di certo, ormai si fatica a contare il numero di versioni che la Giunta continua a cambiare sull’emergenza del coronavirus. Soprattutto negli ultimi giorni. E intanto la situazione dei contagi si è fatta drammatica nel nord della Sardegna: da Sassari a Olbia in sette giorni gli infetti sono cresciuti del 694 per cento, passando

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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