Sulcis, sindaci pronti a manifestare a Roma: “Non siamo gli esattori dello Stato”

Sono pronti a manifestare a Roma davanti a Palazzo Chigi, dove chiederanno di essere ricevuti, perché “i sindaci non possono trasformarsi in esattori dello Stato”. Parte da Villamassargia la protesta del Sulcis alle prese con crisi e tagli di risorse agli enti locali. Ad annunciare l’avvio di una mobilitazione che suona come una sorta di appello ultimatum per lo Stato e la Regione sono stati questa mattina i primi cittadini di Carbonia (Giuseppe Casti), di Villamassargia (Franco Porcu), di Domusnovas (Angelo Deidda), di Fluminimaggiore (Nando Pellegrini), e il vicesindaco di San Giovanni Suergiu.

“Dal 2010 a oggi – ha spiegato Casti – i Comuni hanno perso il 51 per cento dei trasferimenti, ciò vuol dire che se Carbonia riceveva 10 milioni di euro oggi ne riceve la metà”. Un dato che, ha aggiunto il primo cittadino, va a contrastare con i numeri della crisi: “Il bilancio è passato da 30 milioni di euro a 25, le persone assistite dai servizi sociali da 200 a oltre 500”. Da qui la necessità di inviare un messaggio a Governo e Regione. “I Comuni del Sulcis avrebbero 150 milioni da investire immediatamente – ha sottolineato Casti -, ma non possono essere spesi perché c’è il Patto di stabilità. Per questo motivo è necessario che il presidente del Consiglio e della Regione lavorino affinché nella legge di stabilità regionale e nazionale non ci siano più tagli agli enti locali”.

Dello stesso avviso anche Porcu, portavoce del Movimento dei sindaci della provincia sulcitano. “I Comuni non possono fare gli esattori in nome e per conto dello stato. Non possiamo subire tagli alle risorse senza poter garantire i servizi. A questo non ci stiamo”. Porcu lancia anche un altro monito: “Negli ultimi anni il nostro comune ha perso 151 mila euro di risorse, e non sappiamo più dove tagliare. In compenso le famiglie, cosa veramente grave, stanno facendo ritirare i figli da scuola perché non hanno soldi”. Deidda ha, invece, ricordato che nel suo comune “in quattro anni sono emigrati 400 giovani. Un dato allarmante cui è necessario porre rimedio’. Così Pellegrini: “Si parla molto di articolo 18, ma il problema è che molti il lavoro proprio non l’hanno”.

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