Spallata al Ppr, legge sarda a rischio: nuova bocciatura in vista per Solinas

“La norma regionale in oggetto contempla talune disposizioni che appaiono costituzionalmente illegittime”. Così è scritto nella relazione che il ministero dell’Ambiente, guidato da Sergio Costa, ha inviato a Palazzo Chigi chiedendo lo stop della leggina sarda con la quale Christian Solinas e alleati hanno dato una spallata al Ppr. Storia di inizio luglio: il centrodestra approvava l’interpretazione autentica del Piano paesaggistico annullando l’obbligo di co-pianificazione tra Stato e Regione. Di fatto la Giunta si è fatta assegnare il compito di decidere in solitudine il futuro delle coste, i progetti ammessi nelle zone agricole nonché il destino dei beni identitari. Ovvero le aree più sensibili sotto il profilo della tutela ambientale.

È un documento in quattrodici pagine, quello arrivato al Consiglio dei ministri che ha il potere di bloccare una legge impugnandola davanti alla Corte costituzionale. Palazzo Chigi l’ha appena fatto con la norma sui dipendenti di Forestas che la Giunta, con un altro colpo di mano considerato illegittimo, ha inglobato nel comparto regionale senza aspettare l’accordo col Coran, il Comitato per la negoziazione cui spetta sottoscrivere tutta la materia contrattuale pubblica. Adesso con l’interpretazione autentica del Ppr Solinas e la maggioranza rischiano una nuova figuraccia.

Nella relazione spedita a Palazzo Chigi, il ministero mette in evidenza una serie di profili di illegittimità, coi quali viene motivata “la richiesta di impugnativa”. La prima violazione messa nera su bianco è lo sforamento dei poteri da parte della Regione che, legiferando sulla tutela paesaggistica, ha invaso “la competenza esclusiva dello Stato, cui spetta fissare livelli di tutela uniforme sull’intero territorio nazionale”, è scritto. E infatti la co-pianificazione è prevista in tutto il Paese, mentre il centrodestra al governo della Sardegna ha pensato di tirarsi fuori da questo obbligo con un semplice voto in Aula.

Proprio in Consiglio regionale è durata quarantatré giorni lo scontro tra schieramenti: l’opposizione, con Progressisti, Leu, Pd e M5s, è arrivata a presentare 1.500 emendamenti. Ma Solinas e alleati hanno prevalso coi numeri, votando a maggioranza il provvedimento legislativo. Chiuso lo scontro in Consiglio, nel dibattito si è anche inserito il Grig, il Gruppo di intervento giuridico presieduto da Stefano Deliperi e che l’11 luglio scorso ha spedito una dura lettera a Roma, chiedendo “di fermare la legge scempia-coste”.

Adesso il ministero dell’Ambiente ha concluso la propria analisi e, attraverso il capoufficio Amedeo Speranza, in quattrodici pagine ha fatto a pezzi la legge sarda, frutto di un passo a tre fra Solinas, l’assessore all’Urbanistica, Quirico Sanna, e il resto della coalizione. Il ministero non ha salvato nulla dell’interpretazione autentica, apparsa da subito una mossa pretestuosa per arrivare all’obiettivo finale di eliminare i vincoli paesaggistici. Il centrodestra, infatti, ha motivato la scelta sostendendo che senza la modifica del Ppr non si sarebbe potuta completare la quattro corsie tra Sassari e Alghero, un progetto che il Governo di Giuseppe Conte ha sbloccato proprio l’altro giorno con un provvedimento a firma della ministra alle Infrastrutture, Paola De Micheli.

È scritto ancora nella relazione dell’Ambiente: “La legge sarda è un palese strumento di eversione del quadro delle competenze in materia di tutela paesaggistica”. L’illegittimità, sempre stando al documento, viene legata a due ordini di questioni: nella fattispecie l’interpretazione autentica non ha ragione di esistere perché “non chiarisce uno stato di incertezza”, unica condizione che ne giustificherebbe l’utilizzo. In secondo luogo introduce “disparità di trattamento” non ammesse per legge. Nel caso della norma sarda si prevede addirittura “un’interpretazione autentica retroattiva”, secondo un esercizio del diritto più da bar che da istituzione pubblica.

Di qui appunto la richiesta di impugnativa su cui si attende a breve l’inserimento all’ordine del giorno nelle sedute del Consiglio dei ministri. L’ipotesi più probabile è che entro la fine agosto arrivi da Roma lo stop anche a questa legge sarda targata centrodestra.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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