Sindacopoli, solo due dirigenti si sono ribellati al sistema degli appalti inutili

Alla cupola del presunto malaffare i sindaci davano lavoro nel proprio Comune e ottenevano incarichi in altri centri dell’Isola.

Sono in gran parte libero professionisti nel settore dell’edilizia, i sindaci e gli amministratori locali finiti sotto inchiesta (qui tutti i nomi). A loro la Procura di Oristano imputa la costruzione di un vero e proprio sistema dei favori che funzionava in questo modo: da un lato i primi cittadini, nel proprio Comune, garantivano alla cupola del presunto malaffare l’affidamento di un appalto di progettazione, e dall’altro ottenevano in cambio un incarico in un altro centro dell’Isola, sempre controllato dall’organizzazione per delinquere con 60 indagati e un “capo del sodalizio criminale, l’ingegnere di Desulo Salvatore Paolo Pinna.

Nel mezzo, i dirigenti degli Uffici tecnici comunali che dovevano autorizzare le “opere inutili”, come le ha ribattezzate il procuratore capo. Sui 44 appalti di progettazione finiti sotto la lente della Guardia di Finanza e dei carabinieri, i dipendenti hanno quasi sempre obbedito all’ordine dei sindaci. “In questo modo – sottolinea il sostituto Armando Mammone – si sono assicurati quel 2 per cento di premio sull’importo dell’appalto che la pubblica amministrazione assegna per legge” al cosiddetto responsabile del procedimento. Solo in due casi, invece, i dirigenti si sono ribellati. “Uno – chiarisce ancora il pm – l’ha fatto con successo, sebbene abbia subito pesanti minacce, come la rimozione dall’incarico. Un altro, invece, ha dovuto obbedire, ma il suo contributo è stato ugualmente fondamentale per le indagini”.

Il procuratore Andrea Padalino Morichini dice infatti: “Non si tratta di mazzette, cioè di passaggio in soldi, ma di tangenti professionali“. Un sistema, questo, che il colonnello della Guardia di Finanza, Sergio Schena, sintetizza come “circolarità degli illeciti”.

Da un punto di vista strettamente economico, invece, l’ufficiale dell’Arma fa riferimento a “rovesciamento dei ruoli”, perché “era la cupola a proporre gli interventi agli enti locali, e non il contrario. E i lavori venivano sempre accettati dagli amministratori-libero professionisti per garantirsi privatamente nuovo profitto”.

Al. Car.

(@alessacrt on Twitter)

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