Rogo Abbanoa, Maninchedda: “Decimo attentato, ancora nessun colpevole”

“Egregio Procuratore, ieri la società sarda Abbanoa ha subito il decimo attentato in tre anni. Non posso sapere se ci sono indagini in corso, ma per il momento, nessun colpevole. Non solo: nessuno che si chieda: Perché?”. Comincia così la lettera aperta dell’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda all’indirizzo del procuratore della Repubblica di Cagliari (“ma vale anche per altri”, scrive), pubblicata sul blog Sardegna e libertà, dopo il rogo che la scorsa notte ha danneggiato gli uffici del gestore idrico della sede staccata di viale Diaz.

I vigili del fuoco, intervenuti per domare le fiamme, parlano di corto circuito ma il direttore generale della società, Sandro Murtas, è convinto, come l’assessore, che si sia trattato di un attentato. Dopo aver sottolineato che attorno ad Abbanoa si è lavorato in “un clima di sospetto incredibile, da stato di polizia”, l’esponente della Giunta Pigliaru spiega, rivolto al Procuratore: “non ho niente da chiederle. Io continuerò a fare il mio dovere, voi continuerete a sospettare della politica e i delinquenti che incendiano e distruggono, protetti dai maldicenti che gettano fango su tutto e su tutti, continueranno a farla franca. Io e Lei continueremo a vivere in questo Stato ipocrita e malvagio – attacca – io con nessuna soddisfazione e con tanta apprensione, non so Lei”. Maninchedda ricorda che “il penultimo attentato è del 30 ottobre, nello stesso palazzo in cui è avvenuto quello di ieri. Coincidenze? E che dire di un archivio spostato per essere messo in sicurezza e subito dopo dato alle fiamme? Perché? Perché si distrugge un archivio se non che per distruggere tracce di procedimenti amministrativi? Signor procuratore, vede, non ha alcuna rilevanza penale, ma io sono stanco di essere lasciato solo”. In questi due anni, dice amareggiato l’assessore, solo “un manipolo di persone mi sono state vicine nella difesa della società: il presidente e la Giunta, nessun altro. So che voi tollerate i maldicenti e sottovalutate il clima che le parole infondate, gravi e pronunciate con leggerezza e irresponsabilità creano intorno a chi svolge funzioni pubbliche. Però – precisa – in questo modo state ottenendo il grande risultato di dissuadere le persone per bene dall’occuparsi del bene comune”.

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