Riforma costituzionale, in Regione nasce il fronte del no con cinque partiti

Rossomori, Sel, Partito dei Sardi, Psd’Az e Upc si schierano contro la riforma costituzionale del Governo Renzi. “Perché – dicono – rischia di schiacciare la specialità della Sardegna”. I cinque partiti hanno presentato una mozione nella quale sollecitano il governatore Francesco Pigliaru a esprimere la contrarietà della Regione
alla riforma, impegnando anche il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ad aprire un confronto sul tema contestualmente all’avvio delle azioni per la riscrittura dello Statuto autonomistico. Annunciata, infine, l’istituzione di un Comitato del No in chiave sarda e che porti “i cittadini a comprendere gli effetti negativi del ddl Boschi nell’Isola per via della nuova impalcatura costituzionale”.

Rossomori, Sel, Partito dei Sardi e Upc, in qualità di forza della maggioranza di centrosinsitra criticano la Giunta regionale per le dichiarazioni fatte a suo tempo dall’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, che aveva difeso la riforma sostenendo che “rafforza la specialità” (LEGGI QUI). “La Giunta deve rivedere quelle dichiarazioni che sono inopportune – dice il capogruppo di Soberania e indipendentzia, Emilio Usula -: è stato un errore di valutazione perché non è vero che questa riforma lascia indenni le prerogative delle regioni a Statuto speciale che invece verranno messe in discussione e ridotte”.

Così Eugenio Lai (Sel), vicepresidente del Consiglio: “Io non penso che quelle dichiarazioni siano condivise da altri assessori”. E Paolo Zedda, altro esponente dei Rossomori come USala: “Nei singoli partiti – spiega – esiste un giudizio trasversale sulla riforma, ci sono posizioni un po’ distanti” tra alcune forze politiche e singoli esponenti della maggioranza relativamente alla “concentrazione dei poteri nelle mani dello Stato”. Questa la posizione di Francesco Agus (Sel), presidente della commissione Riforme che ha annunciato l’avvio della discussione
per la riscrittura della Carta autonomistica all’interno del Parlamentino consiliare: “Le dichiarazioni di Demuro non erano rappresentative di tutta la Giunta. Ora attendiamo di conoscere se ci sarà lo spacchettamento con un quesito ad hoc sulle tematiche regionali, ma sul risultato finale del referendum, qualsiasi esso sia, si dovrà discutere sulla riscrittura dello Statuto e su altre riforme come quella che chiama in causa il rapporto tra responsabilità politica e burocrazia”.

Secondo il capogruppo di Sel Daniele Cocco, “la mozione ha il senso di sollevare il problema: non tutte le forze politiche di maggioranza sono d’accordo con questa riforma”, mentre per Christian Solinas del Psd’Az si tratta di “un punto di partenza per sollecitare le coscienze del popolo sardo. È necessaria – aggiunge il sardista – una grande battaglia per riscrivere le regole del gioco, perché oggi gli Statuti sono riscritti unilateralmente dal Parlamento e domani da una sola Camera. L’autonomia vigilata che viviamo oggi in crisi e l’Italia, a differenza degli altri Paesi europei, preme per la cancellazione dell’autonomismo”. Contro la riforma anche l’Upc. Pierfranco Zanchetta ha paventato il “rischio di cancellazione delle Regioni: ora le si mortificano per eliminarle dopo”, mentre Antonio Gaia ha spostato l’attenzione sui cittadini: “la riforma lede il diritto di partecipazione. E’ una riforma per escludere”.

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