Regionali, intervista ad Alessandra Todde: “Siamo l’alternativa ai disastri della Giunta Solinas”

di Andrea Tramonte

L’agenda di Alessandra Todde in questi giorni è molto fitta. La candidata del ‘campo largo’ a trazione M5s-Pd salta da un incontro all’altro: ieri ha parlato di mobilità aerea alla Mem e poi di proposte programmatiche alla Società degli operai. Oggi tappa a Villacidro. La campagna elettorale prosegue a pieno regime e lei – che è stata viceministra al Mise nel secondo Governo Conte, ex europarlamentare e fino a poco tempo fa vicesegretaria dei Cinque stelle – si dichiara ottimista. “Sento entusiasmo tra i cittadini e tocco con mano la loro preoccupazione sullo stato delle cose in Sardegna”, dice nell’intervista a Sardinia Post. La situazione all’interno del centrosinistra allargato però non aiuta. La spaccatura che si è creata con Renato Soru e le forze che lo sostengono rende più complicato il percorso verso le Regionali, in attesa di capire chi sarà il candidato del centrodestra: una maggioranza compatta e un centrosinistra diviso indeboliscono le chance di vittoria di entrambi. La ricomposizione è difficile, nonostante il lavoro sotterraneo dei pontieri. “Bisogna dialogare ma occorre far capire che l’altra parte si sta prendendo una responsabilità molto grande, quella di indebolire una coalizione politica che guarda al futuro”. 

Onorevole, partiamo dai temi. Ieri la Giunta Solinas ha presentato la delibera che introduce il nuovo modello di continuità territoriale, con un contributo ad alcune fasce di cittadini per il rimborso parziale dei biglietti. 

La cosa che fa indignare è che Solinas presenti questa delibera a due mesi dalle elezioni. È chiaramente una mossa elettorale. Noi per la continuità territoriale abbiamo diversi ordini di problemi. Uno è quello degli investimenti. Se la Spagna investe per le Baleari duecento euro a cittadino, la Francia in Corsica addirittura 300, l’Italia per l’Isola solo 25. Dobbiamo pensare a un modello misto, che favorisca la competizione tra compagnie in alta stagione, con la leva del prezzo, e sussidi in bassa stagione. Se prova a prenotare un volo tra sei mesi non ci riuscirà. La Giunta gestisce la situazione senza programmare neanche a medio termine. Chi deve spostarsi per lavoro o per salute non può pianificare nulla. Solinas si vantava di aver risparmiato 12 milioni sulla continuità territoriale: si è mosso in termini di risparmio e non di investimento per dare servizi migliori ai sardi. Come sulla sanità pubblica, vista come un costo.

La sanità in crisi – in particolare – è uno degli argomenti più decisivi di questa campagna elettorale. 

Una sanità sempre più spostata verso il privato: se si hanno i soldi ci si può curare, altrimenti si rinuncia. Fa impressione parlare con le persone, ad esempio i pensionati, che non possono permettersi le visite specialistiche. Bisogna intervenire in maniera decisa, anche sulla sanità territoriale: i cittadini hanno sempre minori possibilità di essere presi in carico nei territori più periferici. Durante gli incontri quotidiani è la sanità il tema su cui si registrano le maggiori preoccupazioni. E non solo: la difficoltà nel costruirsi un futuro e avere un lavoro stabile. La precarietà spaventa molto e si salda con un costo della vita che aumenta. Mi pare che si stiano mettendo in discussione i diritti universali, come quello alla salute e al lavoro dignitoso. 

Il Pd ha diffuso una bozza di programma che poi lei avrebbe dovuto integrare con le sue proposte e osservazioni. Il lavoro a che punto è?

In realtà la bozza è frutto in un lavoro che ha coinvolto tutta la coalizione. Io sto integrando coi miei contributi quella ottima base programmatica. Per esempio sulle politiche industriali, che sono fondamentali: bisogna creare una agenzia per attrarre investimenti, puntare su industria 4.0 e innovazione. Una regione senza industria e attività produttive non è completa. La nostra economia si basa su aziende molto piccole e questo rende difficile fare filiera, costruire economie di scala e affrontare mercati competitivi. Abbiamo rivisto alcuni punti con il contributo di sindacati e associazioni datoriali: ad esempio abbiamo accolto alcuni spunti condivisibili da Confartigianato. Una priorità è la legge quadro sull’istruzione, che possa rappresentare la diversità del nostro territorio. Non solo per contrastare la perdita di autonomie scolastiche ma anche per dare accesso a un vero diritto allo studio ai ragazzi, che viene negato. 

Il tema della conquista di nuovi spazi di autodeterminazione sembra sempre più condiviso dalle forze del centrosinistra. Lei su questo come si colloca?

È centrale nel nostro programma. Innanzitutto bisogna attuare il nostro Statuto, che è rimasto lettera morta fino a oggi. Fa impressione che questa Giunta a trazione sardista non abbia fatto nulla per mettere al centro della sua azione il tema della gestione dell’Isola da parte dei sardi. Una delle nostre priorità è quella energetica. Bisogna fermare la speculazione sulle rinnovabili, che deve essere bloccata per riportare immediatamente al centro i cittadini e le aziende sarde. Vogliamo prendere spunto da casi virtuosi, come Dolomiti energia che porta 70 milioni di euro nelle casse della Regione Trentino, che gestisce le risorse energetiche e in alcuni casi partecipa agli investimenti. L’autodeterminazione deve essere utile a farci stare meglio. Il fatto di aver staccato la spesa sanitaria dal contributo dello Stato, ad esempio, non ha aiutato la Sardegna: in contesti di crisi abbiamo meno risorse degli altri.

Le Regionali sono in salita per via della spaccatura all’interno del campo progressista. Come se ne esce?

Noi abbiamo seguito un percorso lineare e trasparente, ci siamo dati delle regole e ho la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare una comunità. Soru si è autocandidato, io sono stata chiamata da una coalizione a rappresentarla, seguendo regole democratiche. Il dialogo è fondamentale e bisogna portarlo avanti, ma bisogna far capire che l’altra parte si sta prendendo una responsabilità molto grande. Soru ha provocato una scissione nel suo ex partito e ha indebolito la coalizione. Io non ho perso la speranza che i Progressisti possano riunirsi alla colazione della quale sono stati tra i promotori. Insieme a Pd e M5s hanno fatto opposizione netta alla Giunta Solinas, hanno contribuito al programma. Penso ci possano essere le possibilità di trovare una sintesi.

Però Agus dei Progressisti, in una intervista a Sardinia Post, ha ribadito che l’unità non passa per un loro ritorno nel ‘campo largo’ ma dal tenere insieme tutti. 

Il tema è aperto a tutti, certo, non ci sono chiusure. I Progressisti sono una forza importante e possono avere una interlocuzione con noi. Il punto sostanziale è che bisogna partire dal presupposto che chi si stacca e crea scissioni rispetto a una offerta politica chiara e coerente poi si prende la responsabilità di risponderne all’elettorato. È il percorso che rafforza la nostra offerta: assemblee interne, confronti coi nostri elettori, regole condivise.

A Sassari i 5s governano insieme a Campus, un sindaco di destra. La contraddizione è esplosa nel momento in cui il campo largo ha trovato l’accordo per le Regionali e avete chiesto un passo indietro ai consiglieri. Che hanno risposto picche: dal loro punto di vista è anche legittimo perché è suonata come una sconfessione del loro lavoro. 

Il tema sassarese però non è nato nelle ultime settimane e all’interno del M5s è stato sollevato da tempo. Accordo programmatico – e non politico – è nato nel 2021 e ha portato i 5s all’interno della Giunta Campus. Il percorso del tavolo ha iniziato a costruire una offerta politica che valesse per i prossimi anni. Nel 2022 i 5s hanno approvato uno statuto che dice chiaramente che ci collochiamo nel campo progressista. L’appartenenza è nota ed è stata discussa. Il problema di come gestire la situazione sassarese è discusso da mesi e abbiamo chiesto ai consiglieri di aiutarci a risolvere questo problema, che poi è diventato più urgente. Se una forza politica sceglie una direzione e i consiglieri comunali decidono di seguire un’altra strada si mettono fuori dalle regole e dalla vita della comunità.

A questo proposito, lei ha attaccato Renato Soru su possibili accordi con liste di centro come Italia Viva e Azione. Il tema di un dialogo con le forze moderate però dovrebbe essere sentito anche da voi in ottica ‘campo largo’, o no?

Distinguiamo le cose. Noi ci siamo dati una regola: abbiamo chiuso a chiunque fosse attivo nella Giunta Solinas. Noi siamo radicalmente alternativi e chi ha partecipato a questa esperienza disastrosa. Italia Viva esprime una assessora in Giunta, Cucca di Azione ha detto chiaramente che starà nel centrodestra. Il centro ci deve essere, naturalmente: ci rivolgiamo anche a un elettorato moderato che dobbiamo essere capaci di coinvolgere. All’interno della nostra coalizione – penso a Demos, a Orizzonte comune, Italia in comune – quei settori sono rappresentati. Abbiamo una offerta coerente che li può riguardare. Il format che stiamo usando nelle nostre tappe è quello dell’ascolto e dell’apertura. E abbiamo dimostrato attenzione molto forte anche verso il ceto imprenditoriale. 

Al di là della questione dell’accordo romano sul quale hanno attaccato il ‘campo largo’, è comunque vero che l’alleanza 5s-Pd ha un valore nazionale e in questo senso la sua candidatura è un test per il futuro.

Il mio nome è emerso da forze profondamente sarde. A Innantis, Orizzonte comune, le civiche non avrebbero accettato la mia candidatura se fosse nata in altro modo. Certo il fatto di avere le Regionali a due mesi dalle Europee dà il senso di un percorso che potrebbe invertire la rotta anche a livello nazionale, con la possibilità di essere competitivi anche rispetto a un Governo Meloni che sta facendo disastri. Battere una Giunta che sta lasciando solo cenere e macerie può dare anche un segnale nazionale. Ma il tema del malessere dei sardi è primario. 

Il centrodestra non ha ancora scelto il suo candidato. Il nome che emergerà potrà cambiare le carte in tavola anche nel ‘campo progressista’?

Chiunque sia il candidato di centrodestra non potrà presentarsi vergine rispetto ai disastri della Giunta Solinas. Noi abbiamo ben chiara la nostra diversità. Bisogna vincere la disillusione dei cittadini sardi distanti dalla politica. Che il centrodestra non pensi che portando un candidato diverso da Solinas, che pensa possa essere più appetibile, possa prendere le distanze dalle responsabilità di questi anni. 

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