Regionali, intervista ad Agus: “Le abbiamo provate tutte per riunire la coalizione: agli altri l’onere dell’iniziativa”

di Andrea Tramonte

La verità è che nel campo progressista non si riesce a trovare un punto di caduta. Una via d’uscita da una situazione che potrebbe portare a una possibile sconfitta alle Regionali contro un centrodestra che – al netto delle resistenze di Lega e Psd’Az in favore della ricandidatura di Solinas e il no di FdI e alleati – ha buone chance di presentarsi unito alle elezioni. Renato Soru e Alessandra Todde continuano la loro campagna elettorale e al momento sono gli unici candidati ufficiali in campo. I pontieri sono sempre in azione ma le soluzioni ventilate – come quella delle primarie – non sono state accettate. “Il centrodestra così è in vantaggio e può vincere – spiega il capogruppo in Consiglio regionale dei Progressisti, Francesco Agus, nell’intervista a Sardinia Post -. Non so più come dirlo. Il primo punto su cui tutti erano d’accordo era che bisognava tenere unita la coalizione. Non solo non è unita, è esplosa. Serve un minimo di autocritica e che si mettano in campo azioni concrete per ricomporre il campo. Per ora non è stato fatto”.

In queste settimane si parla di contatti frequenti tra voi e il Pd, ma finora non si registrano passi avanti verso una ‘riconciliazione’. 

Noi dialoghiamo da sempre con tutti. Una delle caratteristiche che abbiamo sempre avuto è quella di aprire i tavoli anche a persone di appartenenze politiche diverse. L’esistenza stessa della coalizione si deve a nostre iniziative. Il primo tavolo dell’opposizione del 7 luglio 2022 nasce su nostro impulso. L’obiettivo era quello di creare una ampia coalizione programmatica che potesse affrontare i grandi problemi aperti in Sardegna, creando un governo di scopo su 4, 5 punti qualificanti. Quell’indole continuiamo ad averla e a mantenere relazioni e rapporti per superare i guasti di questa fase, con l’Isola governata in modo pedestre.

Si dice che il ‘campo largo’ punti a riportare almeno voi all’interno della coalizione.

Lo abbiamo ribadito: non c’è disponibilità a trattare per parti e a ragionare di politiche di piccolo cabotaggio. Non è il nostro stile e non lo sarà neanche in futuro. Le abbiamo provate tutte per riavvicinare i due blocchi in cui si è diviso il cosiddetto campo largo, che in Sardegna non è largo. Riunificare il campo significa capire se c’è la possibilità di dialogo tra blocchi diversi. Che non sono solo Soru, Zedda, Pd, M5s. C’è una parte di persone che hanno partecipato al tavolo del 7 luglio che non è più presente, come la galassia centrista che non è disponibile a ragionare con Solinas, numerosi civici e amministratori locali. Vogliamo lasciarli al centrodestra perché mettiamo muretti a secco? Un ricompattamento anche in extremis renderebbe vincente il nostro campo, attrattivo anche verso chi pensa di astenersi.

Quindi ribadite che non ci sono possibilità di ragionare senza Soru?

Che senso ha ricompattare una mezza spaccatura? Poi io sono rimasto ai ragionamenti fatti il 7 luglio 2022 e 2023, quando ci siamo detti: così non bastiamo, così non è sufficiente. Il problema non è solo un pezzo di Pd che si è staccato. I primi a porre delle questioni sono stati quelli di Sardegna chiama Sardegna, poi Più Europa, Liberu, Upc, Soru, noi Progressisti. Vediamo gran parte dei sindaci del nostro campo disinteressati rispetto alle Regionali. Riportare a casa noi può essere utile a garantire un seggio a me o ad altri. Ma non è quello che ci interessa.

Voi rivendicate la necessità di una coalizione larga, aperta anche al centro. Todde la settimana scorsa ha attaccato Soru su un presunto avvicinamento di Azione e Italia Viva alla vostra coalizione.

Siamo sempre stati nel centrosinistra, io da quando ero alle medie. Se dovessimo usare quel metro di giudizio e analizzassimo chiunque con la lente di ingrandimento e i raggi x probabilmente la coalizione dovremmo farla soli. Non ce n’è uno non passibile di gogna con quel metro. Il ragionamento che abbiamo proposto è di guardare al futuro. Se guardiamo i difetti del passato non ne usciamo più. Azione e Italia viva erano al tavolo del 7 luglio 2022. È una follia tenere fuori chi non vuole allearsi con Solinas. Se vogliamo vincere. Se l’idea invece è acquisire qualche percentuale in più in vista delle Europee, allora è un altro discorso. Noi vogliamo battere il centrodestra. 

Di recente avete depositato anche una proposta sulle primarie per legge – e una analoga l’hanno presentata i Riformatori – per dare attuazione a una previsione della legge elettorale statutaria. Un tentativo in extremis?

Le abbiamo provate tutte. Mesi fa abbiamo proposto dei ragionamenti comuni tra i grandi capoluoghi e Regione: ci hanno risposto picche. Poi le primarie: ci hanno detto che provocavano rotture, ma è evidente che qualunque cosa sarebbe stata meglio di quello che poi è successo. Abbiamo proposto le primarie nella statutaria e anche quello è stato derubricato come un tentativo di creare scompiglio. Abbiamo esaurito le frecce al nostro arco, ma la nostra volontà di ricomporre è innegabile. Posso però dire che semplicemente essere contro Solinas non porterà un voto in più a nessuno dei campi: gli elettori votano se c’è una alternativa credibile.

Sul piano programmatico forse è più semplice trovare un accordo?

Dal punto di vista dei temi siamo più che d’accordo. Serve passare da una coalizione politica senza politica a una forte coalizione programmatica sarda. Che punti a risolvere i problemi che ci sono nel tavolo. E siamo d’accordo anche sulle soluzioni. Ma a livello di coalizione non possiamo limitarci a tradurre in sardo quello che non funzionato a livello nazionale e nelle diverse amministrative. Per tessere relazioni bisogna essere almeno in due e occorre comprendere che la situazione attuale nasce da dinamiche che siamo stati costretti a subire. La Sardegna non è la casella di uno scacchiere nazionale.

Una via d’uscita potrebbe essere un passo indietro – al momento improbabile – dei due candidati?

Soru non ha mai detto o me o morte. Avrebbe gradito di partecipare alle primarie per essere eventualmente scelto dall’elettorato e portare alla coalizione i temi di cui parla in campagna elettorale. Ora gli altri hanno l’onere di prendere una decisione, fare una proposta e dare una risposta alla disponibilità che abbiamo dato per conto di tutti: unità vuol dire unità, non lasciare Soru che per il nostro elettorato vuol dire qualcosa. Ma non c’è stata nessuna reazione.

E se vi dicessero: tornate a ‘casa’, in cambio sosterremo Massimo Zedda a Cagliari?

Come ho sempre risposto: i sindaci e i presidenti di Regione li decidono i cittadini e non le segreterie di partito. Non perché sia immorale ma perché poi le scelte vengono sconfessate dagli elettori. Noi avevamo immaginato uno scenario per le amministrative che coinvolgesse anche Cagliari e Sassari, ma in sede programmatica: con linee guida che riguardassero anche il governo della città. Diverse politiche cittadine passano per forza dalla Regione, penso ai trasporti, alle servitù militari, alle opere pubbliche. Il ragionamento è stato rigettato in maniera miope.

Se il campo progressista non dovesse ricomporsi vi presenterete alle Comunali con questa coalizione?

Zedda ha detto che è a disposizione della sua città. Si è detto fin da subito disponibile anche alle primarie, ha rivendicato che la sua storia da sindaco di Cagliari nasce dalle primarie. Non si rimangia il passato. All’epoca una persona della caratura di Antonello Cabras accettò di fare le primarie contro contro due trentenni come Petrucci e Zedda. Cimentarsi in una competizione democratica fa crescere tutti, non solo chi vince. A volte ci si può mettere a disposizione di un progetto più ampio.

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