Regionali, braccio di ferro nel centrodestra: Solinas invoca continuità, gelo degli alleati

Solinas non cede e invoca quella “continuità” nell’azione di governo che si dovrebbe tradurre in una sua ricandidatura come presidente della Regione. Continua lo stallo nel centrodestra quando ancora non è stato fissato il tavolo regionale dove il nodo si dovrebbe sciogliere a breve. Ma il condizionale è d’obbligo e il tempo stringe: entro il 15 vanno depositati i simboli e il 22 le liste. Il governatore prova a resistere giocando anche sul fattore tempo. A suo favore ci sono Psd’Az – e ci mancherebbe – e Lega. Salvini a Cagliari era sembrato meno netto rispetto al passato sull’ipotesi di ricandidatura, ma il giorno dopo ha fatto diffondere una nota del Carroccio che ribadiva il sostegno a Solinas. Il governatore però non può non sapere che gli alleati non vedono di buon occhio il suo bis. Esplicito Fratelli d’Italia: ha già detto che non ci sono le condizioni per una sua ricandidatura e ha invocato la “necessaria discontinuità” nella nota dei parlamentari sardi a sostegno del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Il Grande centro di Antonello Peru e Stefano Tunis – che ha perso un ‘pezzo’: Azione si è sfilata per sostenere Renato Soru – ha già fatto sapere di non gradire Solinas. Riformatori e Forza Italia non si sono espressi ufficialmente ma preferiscono un altro nome. E c’è il problema delle liste: alcuni partiti hanno difficoltà a compilarle perché gli aspiranti consiglieri aspettano di sapere il nome del candidato governatore. E Solinas – fanno sapere a microfoni spenti – rappresenterebbe un ostacolo.

Nel corso della conferenza stampa di fine legislatura e di fine anno il presidente della Regione ha ribadito alcuni punti: “Non sono io a dovermi candidare, ma sono candidabile”, ha ironizzato. Poi: “Credo che l’insieme delle cose fatte in questi cinque anni e dei progetti avviati debbano seguire la prassi consolidata di una continuità di governo. Ci sono interlocuzioni nel centrodestra, ma chi rivendica un cambio e una discontinuità deve essere pronto ad assumersene la responsabilità”. E ancora, riferendosi a FdI: “Richiedere un cambio, che non avrebbe precedenti in letteratura e che è ispirato solo a una logica spartitoria serve solo a mettere una bandierina in più su una Regione in una logica nazionale. Lo dico da sardista, non sono d’accordo che si utilizzi la Sardegna per riequilibrare questioni nazionali”. Fino a mettere nel mirino l’ipotesi Truzzu: “Sarebbe il candidato di FdI, non dell’intera coalizione. A quel punto ciascun partito potrebbe fare le proprie scelte”. Anche su una eventuale corsa solitaria: “Con la Lega siamo andati tante volte da soli, ma non credo che saremmo soli. Non credo che si arriverà a una cosa del genere”. Insomma: l’ipotesi di una corsa solitaria c’è, almeno come arma per mettere un veto agli alleati rispetto a una nomina non gradita.

Ancora non è chiaro il punto di caduta. Se fonti Psd’Az si dicono certe che a spuntarla sarà Solinas, da FdI non è in discussione il sostegno alla candidatura di Paolo Truzzu, che rimane ufficialmente l’unico nome sul tavolo proposto dal partito di Giorgia Meloni. A questo punto è concreto il gioco dei veti incrociati e la possibilità che spunti un terzo nome di mediazione per tenere unita la coalizione. Tra i nomi ‘testati’ c’è quello della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone (FdI), ma per la premier si aprirebbe un fronte all’interno del Governo: sostituire una ministra rischierebbe di innescare una reazione a catena nell’Esecutivo con richieste di rivedere altre caselle da parte degli alleati. Un altro è quello di Angelo Binaghi, presidente della Federazione italiana tennis: i successi sportivi gli hanno dato grande visibilità mediatica ma è anche possibile che le sue ambizioni siano nazionali (vedi Coni, con la polemica con Malagò). È certo però che i due nomi sono stati oggetto di un sondaggio commissionato dal centrodestra.

Andrea Tramonte

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