Centrosinistra e M5s stanno facendo prove di alleanza, in vista delle Regionali 2024. Il cartello elettorale tutto sardo potrebbe vedere insieme insieme Progressisti, M5s e Pd più partiti di ispirazione locale, a cavallo tra l’autononomismo e l’indipendentismo. Le trattative, sotto traccia, sono cominciate sull’asse Cagliari-Roma.
L’attuale opposizione in Consiglio regionale parte adesso da un vantaggio: Christian Solinas è uscito azzoppato non solo le urne delle Politiche ma anche soprattutto dal rinvio a giudizio del 3 ottobre. Alle Politiche del 25 settembre, a fronte dell’enorme consenso ottenuto da Giorgia Meloni pronta a diventare la prima premier della storia italiana, il Psd’Az di Solinas alleato con la Lega non è andato oltre il 6,28 alla Camera e il 6,86 al Senato. Significa poco più del 3 per cento per ciascuno dei due partiti. Si aggiunga la mazzata del processo che si apre a metà dicembre contro il governatore, accusato di abuso d’ufficio, uno dei reati contemplati dalla legge Severino sull’anticorruzione e per la quale è prevista la sospensione dall’incarico in caso di condanna, anche solo in primo grado.
Visto che Solinas si trova in una situazione identica a quella di Francesca Barracciu nel 2014, a meno di un processo lampo da cui Solinas esca indenne, il centrodestra sarà costretto a cambiare candidato. Per un verso è un punto di vantaggio, visto che l’attuale presidente del P’sd’Az è penultimo in Italia per gradimento, stando al tradizionale sondaggio che ogni anno elabora Il Sole 24 Ore. Ma i disastri nella sanità sono una eredità pesante per chiunque sarà il candidato del centrodestra alle prossime Regionali. Si aggiunga che dal 1999, ovvero da quando c’è l’elezione diretta del governatore (il premio scatta sui voti al presidente non sulle preferenze raccolte dalle liste), mai una coalizione è stata confermata per una seconda legislatura. C’è sempre stata alternanza.
È in questo solco che l’attuale opposizione in Consiglio regionale sta cominciando a fare ragionamenti comuni. Anche perché la creazione di un polo tra centrosinistra e M5s è sempre stata una fissa di Massimo Zedda, il fondatore dei Progressisti che nel suo obiettivo di fare fronte unico anche nella massima Assemblea sarda ha però sempre incontrato un ostacolo nelle resistenze del Partito democratico. Il quale a Zedda non ha mai permesso nemmeno di fare il leader della coalizione.
Ma adesso lo scenario è cambiato: il successo ottenuto alle Politiche del 25 settembre, sia dai Progressisti attraverso il simbolo elettorale dei Verdi sia dagli stessi Cinque Stelle, ha tracciato una strada. Ha fatto imboccare una pista del consenso che obbliga in qualche modo il Pd a doverci stare. Anche perché un eventuale cartello di soli Progressisti e M5s potrebbe rivelarsi addirittura fortissimo anche senza alleati, perché rappresenterebbe una novità assai gradita dagli elettori, soprattutto da quel 47 per cento di sardi che alle Politiche del 25 settembre è rimasto a casa. Gli M5s hanno ottenuto nell’Isola un insperato 21,80 alla Camera e un 21,94 al Senato. I Progressisti-Verdi a Cagliari hanno superato il 10 per cento e a livello regionale hanno incassato su Montecitorio il 5,13, tanto da aver eletto la deputata Francesca Ghirra.
Ovviamente è presto per fare nomi. Ma nel centrodestra si dice che Paolo Truzzu, l’attuale sindaco di Cagliari, possa essere il candidato perfetto per sostituire Solinas nella corsa verso la presidenza. Truzzu conosce la Regione visto che è già stato onorevole prima di indossare la fascia tricolore e in Comune si sta facendo le ossa col ruolo di governo. Sul fronte opposto, uno dei nomi in campo è quello di Alessandra Todde, la viceministra uscente. Tuttavia fare oggi ipotesi sui papabili è poca cosa rispetto alla costruzione delle alleanze per le Regionali 2024, il nuovo impegno dei partiti in Sardegna. Nell’Isola il referente politico degli M5s è il senatore Ettore Licheri, uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte.