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Province, la Regione le commissaria in Sardegna ma le difende a Roma

Storia di ieri: la Corte costituzionale ha bocciato l’abolizione delle Province. E, insieme, Mario Monti. Perché il Professore si era preso un potere che non gli spettava: voleva cancellare gli enti intermedi con un “semplice” decreto, quello Salva-Italia. Ma adesso spunta un dettaglio: tra le otto Regioni che, a dicembre 2011, avevano promosso il ricorso davanti alla Consulta, c’è pure la Sardegna. Insomma, un paradosso: da una parte Ugo Cappellacci sposava la causa dei Riformatori che consegnarono il mirino nelle mani dei cittadini con la richiesta di un referendum abrogativo; dall’altra il governatore si univa a Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania e Molise per fermare la scure di Monti e lasciare alla Sardegna, regione a Statuto speciale, il potere di decidere.

LA SOTTOLINEATURA. Oggi, sul verdetto della Consulta si chiacchiera abbastanza (e sottovoce) in Aula, lì dove si attende che Cappellacci spieghi al Consiglio quale Zona franca sta chiedendo a Roma. Ma dagli uffici del presidente ci tengono a una precisazione: «Il ricorso della Regione contro il decreto Monti era teso a difendere la competenza primaria dell’Isola in fatto di autonomie locali, non a salvare le Province».

PRIMO PALETTO. Fatto sta che quanto hanno sentenziato i giudici costituzionalisti, non può essere ignorato. Specie adesso che la massima assemblea sarda deve scrivere la legge sul riordino degli enti intermedi, dopo i cinque commissariamenti decisi venerdì scorso a colpi di maggioranza (Giunte e Consigli provinciali sciolti a Cagliari, nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Ogliastra e in Gallura).

COSA PUO’ SUCCEDERE. Da qui una certezza diventa preambolo delle mosse isolane: fino a quando il Parlamento non riforma la Costituzione modificando la parte che prevede gli enti intermedi, la Regione non può fare fughe in avanti né decidere in autonomia la cancellazione delle Province. Vuol dire che il riordino in salsa isolana ha una rotta chiara: in Sardegna non si possono toccare gli storici enti intermedi di Cagliari, Nuoro e Sassari. Più a rischio è Oristano, provincia di rango nazionale e non costituzionale. La morte sicura è solo per il Sulcis, il Medio Campidano, l’Ogliastra e la Gallura, spazzate via dal referendum 2012 che ha abrogato la legge istitutiva. Ovvero, una norma regionale, quella sì, l’unico affaire davvero a misura di sardi. Su tutto il resto è Roma che comanda.

Alessandra Carta

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