La Regione rivoluziona il concetto di meritocrazia. L’avviso di garanzia e il rinvio a giudizio diventano titoli preferenziali. Se poi arriva pure una condanna, la nomina è quasi cosa fatta. E se si è coinvolti in uno dei processi che riguardano il governatore, ci si può considerare già dietro la nuova prestigiosa scrivania, col contratto in tasca.
Un paradosso? Non esattamente. C’è addirittura un professionista che, da solo, ha “soddisfatto” tutti questi nuovi requisiti. Si chiama Carlo Deidda. Classe 1939, commercialista di lungo corso, nell’aprile scorso è stato condannato dal Gup di Cagliari Giorgio Altieri a quattro mesi di reclusione, pena commutata in 30mila euro di ammenda, per bancarotta semplice. Il Pm Giangiacomo Pilia, contestando la bancarotta fraudolenta, aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo, ma su 23 capi di imputazione, 17 sono caduti ed è appunto rimasta solo la bancarotta semplice.
Davanti al giudice, Deidda ci arriva dopo il crac da 69 milioni di euro dell’ex Ila, una fabbrica decotta con sede a Portovesme che si occupava di lamierati in alluminio. Il commercialista cagliaritano faceva parte del collegio sindacale, l’organo che per legge ha il dovere di vigilare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e soprattutto contabile di una società. E Deidda, dice il giudice, ha vigilato così tanto che l’ex Ila ha prima ingoiato milioni di soldi pubblici grazie a una montagna di carte false (letteralmente) e subito dopo è fallita. Lasciando a casa 190 lavoratori.
Tra gli indagati – ed ecco l’en plein – c’era anche il presidente Ugo Cappellacci, finito nel mirino per la sua attività di consulente tecnico della Procura. Dall’iniziale accusa di concorso in bancarotta, nel luglio 2011 si è passati all’ipotesi di falso ideologico e favoreggiamento e al Pm Pilia non è rimasto che chiedere l’archiviazione: tutto prescritto.
Ricapitolando: Carlo Deidda, laureato in Economia, riceve un avviso di garanzia per il crac da 69 milioni di euro dell’ex Ila. Con lui, nel registro degli indagati c’è anche Ugo Cappellacci. Deidda opta per il rito abbreviato e il 15 aprile 2013 viene condannato. All’epoca, sedeva nel collegio dei revisori di Argea, l’ente in house della Regione che si occupa di agricoltura. L’aveva nominato Cappellacci.
Manca l’ultima puntata, quella andata in onda il 17 giugno scorso, esattamente due mesi dopo la condanna di quel commercialista un po’ distratto. Al presidente Cappellacci pare giusto premiarlo e quattro giorni prima dell’estate propone alla giunta di nominarlo presidente del collegio sindacale della Sfirs, vale a dire la finanziaria della Regione che ogni anno muove centinaia di milioni di euro. L’esecutivo non batte ciglio e accorda il via libera.
Deidda raggiunge così Antonio Tilocca, che della Sfirs è il presidente. Lo ha nominato Cappellacci il 6 agosto 2009 e riconfermato il 12 maggio 2010 e il 17 giugno 2013, medesimo giorno in cui arriva la nomina di Deidda. E come Deidda, anche Tilocca condivide con Cappellacci un processo, tuttora in corso: è il procedimento per il crac dell’ex municipalizzata di Carloforte. Pochi giorni fa, le richieste del Pm, anche in questo caso Giangiacomo Pilia: tre anni per Cappellacci, tre anni per Tilocca.
Per Carlo Deidda, che secondo i curatori fallimentari dell’ex Ila si è distinto per “una condotta omissiva e di insufficiente vigilanza” e per non aver dimostrato “un impegno adeguato nell’esplicazione dei doveri del suo ufficio”, oltre alla poltrona ci sono anche 2.000 euro al mese.
La vicenda ha dell’incredibile, tanto da suggerire l’ipotesi di un caso di omonimia. E in effetti, facendo una ricerca sull’albo nazionale dei revisori contabili si trova tra gli iscritti un altro Carlo Deidda. Ma poi, a controllare bene, si scopre che ha aggiunto un secondo cognome. Come mai? “Prima si chiamava come il ‘collega’ – racconta con annesso sorriso sardonico un commercialista cagliaritano – poi ha deciso di aggiungere anche il cognome della moglie: non voleva essere scambiato con l’altro…”. Il problema dell’omonimia, insomma, è stato già risolto.
Pablo Sole