Uno scarabeo (“Su carrubusu“) che ripulisce l’ambiente dallo sporco, lo trasforma e lo rigenera. Attorno, un cerchio aperto ma protetto dalla scritta “Autodeterminatzione“. E’ il simbolo rosso e nero con cui il Progetto Autodeterminatzione – che mette assieme otto movimenti e partiti del mondo indipendentista e sovranista (Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Communidades e Gentes) – si presenterà alle elezioni politiche del 4 marzo in tutti i collegi uninominali e proporzionali dell’Isola. Nessuna alleanza in vista del voto. “Ci alleiamo con la Sardegna e con i sardi – ha detto il portavoce Anthony Muroni – corriamo in Italia ma senza partiti italiani che sinora hanno fatto il male di questa terra”. Un progetto di “assoluta rottura verso chi sino a oggi ha occupato le istituzioni sarde e di chi sino a oggi ha rappresentato, più che la Sardegna, gli interessi di una parte dei sardi e non della moltitudine dei sardi in Parlamento”. Quello di oggi – ha aggiunto l’ex direttore dell’Unione Sarda – è un momento elettorale “ma le elezioni politiche italiane, poi le amministrative di primavera e le regionali dell’anno prossimo non sono il nostro unico obiettivo, vogliamo portare avanti un progetto culturale e politico per cambiare la visione e la consapevolezza dei sardi rispetto alla loro capacità di autodeterminarsi nel dialogo con l’Italia, con l’Europa e col mondo”. Quest’idea, ha spiegato il portavoce, “sarà portata se possibile all’interno delle istituzioni italiane, ma se la legge elettorale non dovesse consentircelo, il progetto proseguirà perché questa è una maratona che ci porterà all’obiettivo finale di rendere la Sardegna indipendente da tutti i punti di vista, soprattutto culturale”. Muroni ha anche illustrato il programma del progetto per sommi capi. Tra i punti più importanti: un nuovo modello di sviluppo legato alle risorse ambientali dell’Isola e a una agricoltura più moderna, la tutela dell’ambiente attraverso una mappatura delle emergenze legate alla presenza delle servitù militari e dalla produzione di emergeva in surplus, la riforma della Regione con una nuova forma di federalismo interno. E poi l’urbanistica, trasporti e continuità territoriale, parità linguistica, accoglienza. Un programma con dei no ben precisi: alla riforma degli enti locali, alla riorganizzazione della rete ospedaliera, alla gestione recente della vertenza entrate.
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