“Su un totale di 72 Comuni costieri, in Sardegna sono solo 16 quelli che hanno un piano di utilizzo del litorale (Pul) vigente; altri 23 l’hanno adottato ma non ancora approvato, i restanti 33 ne sono totalmente sprovvisti”. Lo ha detto l’assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu (foto d’archivio), intervenuto stamani alla conferenza conclusiva del progetto Neptune sulla banca dati del golfo di Cagliari.
“Il confronto di oggi con ricercatori e operatori ci permette di capire meglio il fenomeno dell’erosione e i necessari strumenti che dovremo introdurre nella pianificazione per la tutela delle coste e, in particolare, delle spiagge della Sardegna – ha spiegato Erriu – la scienza ci mostra alcune strade percorribili, ora tocca alla politica trovare gli interventi più adatti per la conservazione del bene ambientale”.
Proprio per questo motivo, ha aggiunto Erriu, “stiamo cercando di sensibilizzare i Comuni che non l’hanno fatto, ad
accelerare le procedure per l’adozione del Pul”. Infatti, ha osservato, “in questo momento l’Isola vive la scommessa di un rilancio delle sue potenzialità turistiche: se il fattore che ha originato questa ripresa è in buona parte attribuibile a fattori esogeni ed ai drammatici eventi che hanno interessato e ancora interessano la sponda meridionale del Mediterraneo, è innegabile che gli amministratori debbano essere accompagnati nella consapevolezza del grande valore paesaggistico delle coste da loro gestite”.
In che modo? “Il nostro assessorato si propone di aiutare i Comuni nella gestione complessa del litorale, con un nuovo approccio flessibile basato, oltre che su interventi di salvaguardia, controllo dei flussi e dei comportamenti, anche sull’educazione. Gli enti locali devono svolgere un ruolo da protagonisti, adattando ai loro territori le indicazioni operative per la gestione del sistema costiero”.