Nel Pd sardo non sembra reggere il patto a tre, con le correnti di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Renato Soru che a dicembre si erano unite per spingere Francesca Barracciu verso il passo indietro e assegnare la leadership delle Regionali a Francesco Pigliaru. La cartina di tornasole su quell’alleanza in bilico è data dagli ultimi appuntamenti ufficiali del partito che, attraverso presenze e assenze, stanno disegnando una nuova mappa degli equilibri interni: cabrasiani e faddiani continuano a fare asse, mentre i soriani si sono allontanati. Quanto basta per capire che ogni variazione negli assetti è legna al fuoco in vista del prossimo congresso regionale, inizialmente programmato a fine mese e poi spostato a ottobre. In autunno, il Partito democratico sceglierà con le primarie l’erede di Silvio Lai alla segreteria.
Che nel Pd qualcosa stesse cambiando, si era capito quando sono stati scelti i candidati a sindaco a Sassari e ad Alghero. A conti fatti due vere e proprie guerre tra la nomenklatura e la base del Pd. Tuttavia, sembrava che le frizioni interne, seppure avessero per protagonisti i big sardi, fossero circoscritte alle rispettive realtà locali. Invece lo scontro pare essersi allargato, sino a coinvolgere tutti i colonnelli del partito su scala regionale.
La prima spia si è accesa venerdì scorso, quando ad Alghero Mario Bruno ha chiuso la campagna elettorale del ballottaggio che domenica lo ha visto vincitore. Ad accompagnare Bruno, “soriano critico” e in corsa con una propria lista civica che gli è costata l’espulsione dal partito (ma la commissione di garanzia si deve ancora esprimere), c’era appunto il neo-europarlamentare democratico. Assente, invece, Lai che da sempre è vicino all’area Cabras, sebbene il segretario uscente abbia anche una propria squadra di fedelissimi. Nella città catalana non si sono visti nemmeno esponenti dell’area Fadda. Presente, al contrario, il presidente Pigliaru.
Lo schema si è ripetuto identico sabato mattina: Soru e i soriani erano al T-hotel di Cagliari per una convention sulla Sanità. C’erano poi i lettiani al completo, con i due deputati sardi Francesco Sanna e Marco Meloni. Tra i relatori, Vito De Filippo che nel governo di Matteo Renzi ha sostituito Fadda come sottosegretario alla Salute.
Sempre sabato mattina, cabrasiani e faddiani si sono ritrovati a Santa Cristina di Paulilatino per un vertice a invito, con i rispettivi assessori di riferimento, Massimo Deiana (Trasporti) e Cristiano Erriu (Urbanistica ed Enti locali). Tra i presenti ancora Lai, così come Gianfranco Ganau e Giacomo Spissu. Nell’Oristanese erano in tutto un’ottantina. Tra loro pure il consigliere regionale Roberto Deriu.
La sensazione è che intorno a Soru si stia ricompattando la frangia minoritaria del partito, quella che sosteneva la Barracciu a dicembre, a cominciare dall’area Soro, ma anche la corrente cuperliana di Siro Marrocu. Lì potrebbe rimanere pure il gruppo di Tore Ladu che si posiziona sempre dove non sta Cabras, perché i due leader sono acerrimi nemici. Insieme alla Barracciu stavano inoltre i renziani della prima ora, cioè il consigliere regionale Gavino Manca e l’uscente Chicco Porcu che starebbero mantenendo la stessa collocazione.
A questo punto lo sguardo va spostato su Roma per capire cosa potrebbe succedere in vista del congresso regionale. Soru e Pigliaru sono renziani convinti al pari di Sanna che, a differenza di Meloni, alle primarie nazionali di dicembre 2013 era schierato col sindaco di Firenze. Renzi venne appoggiato pure da Cabras, ma non da Lai e nemmeno da Fadda. Ciò vuol dire che nell’Isola starebbe definitivamente tramontando la candidatura unica, come soluzione di compromesso. L’ipotesi più probabile è che sarà una corsa a due: da una parte il correntone allineato con il segretario nazionale, dall’altra gli avversari interni.
Al momento nomi non ne circolano. Ma i lettiani potrebbero ritrovarsi in una posizione di vantaggio dentro l’area soriana: non fosse altro che nella giunta Pigliaru non hanno espresso alcun assessore e questo li metterebbe nelle condizioni di esprimere il candidato alla segreteria regionale, come fosse una sorta di camera di compensazione.
Alessandra Carta
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