Soru sì, Soru no. Sono avvitati qui i democratici sardi che hanno tempo fino alle 12 di lunedì 15 settembre per scegliere i candidati alla segreteria, quelli che si sfideranno alle primarie del 26 ottobre prossimo da eredi di Silvio Lai. Il lavoro delle diplomazie Pd sta ruotando intorno alla possibile corsa dell’eurodeputato, nonché ex presidente della Regione. La domanda di queste ore è una: se Renato Soru conferma la volontà di candidarsi, quanti pezzi di partito porterà dalla sua parte?
Per fare le proiezioni elettorali, i democratici stanno ragionando sui risultati delle primarie 2013, quelle che sulla carta avevano assegnato a Francesca Barracciu la candidatura a governatore della Sardegna (come sia finita, è storia nota). Fatto sta che il partito andò alle urne abbastanza spaccato, ma proprio per questa ragione le percentuali di un anno fa mostrano con chiarezza il peso delle singole componenti interne.
La Barracciu vinse le primarie appoggiata da soriani, lettiani e parte dei bersaniani. Ma l’endorsement e i voti arrivarono pure dalle aree di Marrocu e Ladu che attualmente formano la minoranza del Pd sardo proprio insieme alla sottosegretaria e ai renziani della prima ora: il correntone, però, ha già fatto sapere di non gradire la candidatura di Soru. Ciò vuol dire che va chiarita intanto la percentuale di consenso che Soru perderebbe col mancato appoggio della minoranza. Anche se, su questo fronte, l’eurodeputato non sembra preoccupato.
Per un altro verso, Soru si garantirebbe il 32 per cento di voti che alle primarie del 2013 ha preso Gianfranco Ganau, oggi presidente del Consiglio regionale, ma che da sindaco di Sassari aveva corso per la candidatura a governatore della Sardegna. Ganau è un fedelissimo di Antonello Cabras e di Lai, i quali apertamente non diranno mai che non vogliono Soru, ma nemmeno hanno intenzione di rompere l’alleanza su cui ha poggiato prima il passo indietro chiesto alla Barracciu e poi è stata costruita la giunta di Francesco Pigliaru. Tuttavia, Cabras e Lai vorrebbero il cosiddetto ricambio generazionale e infatti per le primarie del 26 ottobre hanno proposto una rosa di quattro possibili candidati. Si tratta dei deputati Emanuele Cani e Romina Mura, più il consigliere regionale Valter Piscedda e il capogruppo del Pd a Carbonia, Pietro Morittu.
Ma qui si apre un altro problema: nel campo soriano nessuno dei quattro nomi della componente Cabras-Lai piace particolarmente, anche se Piscedda parrebbe il più gradito della rosa, sebbene sia considerato anche lui troppo schierato e quindi poco rappresentativo di quella soluzione il più possibile unitaria che nel Pd sardo dicono di voler costruire.
Nel partito l’unico spauracchio è che non si faccia in tempo a trovare un accordo e si apra un nuovo scontro interno, arrivando così alla balcanizzazione delle primarie con un candidato per ogni componente. In questo caso, le aree di Cabras e Lai sceglierebbero il loro papabile tra il quartetto già noto; Paolo Fadda e i suoi potrebbero accodarsi o fare direttamente un proprio nome; nel piano B dei soriani ci sono invece il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Pietro Cocco (è anche sindaco di Gonnesa), e il deputato lettiano Francesco Sanna. Dal parlamentare, tuttavia, non sono mai arrivate conferme su una sua possibile voglia di correre per la segreteria, specie col partito in guerra.
L’unico che può permettersi il lusso di non pensare agli assetti interni è Thomas Castangia, al momento il solo candidato sicuro. Castangia, civatiano, sarà espressione anche de La Trasversata, l’anima critica del Pd. Resta il fatto che per Castangia l’indecisione della maggioranza potrebbe rivelarsi una manna dal cielo, fino a fargli pescare quei consensi che difficilmente arriveranno a un candidato scelto dalla nomenklatura. Per un altro verso, i civatiani e La Traversata sono obbligati a presentarsi alle primarie, diversamente perderebbero la loro “differente” identità.
Alessandra Carta
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