Pd, Progressisti e M5s: otto candidati per le sfide del 2024 tra voto in Regione e Comunali

Alessandra Carta

Nel 2024 i sardi decideranno l’assetto politico della Regione e delle due principali città, Cagliari e Sassari. Tutto tra febbraio e giugno al più tardi. Una partita complicata, sebbene così tanta carne sul fuoco faciliti in qualche modo gli accordi perché c’è molto da spartire: scegliere un aspirante governatore e due candidati sindaco significa accontentare tre partiti diversi. Non è poco. Specie per il centrosinistra che sta costruendo l’allargamento della coalizione ai Cinque Stelle e al suo interno conta proprio tre forze politiche maggiori: il Pd, i Progressisti e appunto gli M5s. Vuol dire che chi metterà la bandierina su una casella, verosimilmente non potrà averne un’altra, il ragionamento di coalizione sarà alla base della trattativa. Se invece la scelta dei nomi avverrà attraverso le Primarie di coalizione, i partiti non dovranno nemmeno sedersi a un tavolo: saranno i cittadini a fare il lavoro ‘sporco’ di scrematura.

Cominciando da Cagliari, si fanno due nomi su tutti per provare a riprendere in mano Palazzo Bacaredda: alle Comunali del 2024 potrebbe correre di nuovo Massimo Zedda, il sindaco dimissionario nel 2019 quando il centrosinistra gli chiese di provare a contrastare l’allora strapotere della Lega che vinse le elezioni con Christian Solinas, considerato il peggior governatore della storia autonomista. Zedda, in questi quattro anni, ha capito che al ruolo dell’oppositore preferisce quello operativo di amministratore. Ma nel frattempo nel Pd si sono organizzati e oggi Piero Comandini, segretario del Pd sardo per un pugno di delegati rispetto a Giuseppe Meloni, non disdegna l’idea di fare il candidato sindaco nella ‘sua’ Cagliari. Anche per riscattare quella corrente di Partito democratico che nel 2019 aveva mal digerito la candidatura dell’attuale deputata Francesca Ghirra, fedelissima di Zedda, allora vittoriosa alle Primarie ma non gradita lo stesso alla frangia renziano-popolar-socialista che con Zedda sindaco si sentiva esclusa dal governo della città.

Già le liti, cifra di ogni schieramento ma su cui il centrosinistra dimostra ogni volta di sapersi destreggiare, non senza una buona dose di autolesionismo. Con i Fratelli d’Italia al 24 per cento, Pd e Progressisti devono avere ben chiaro che non possono permettersi nemmeno mezzo battibecco. Perché sarebbero altri punti a favore del centrodestra: la scelta tra Zedda e Comandini non potrà lasciare in campo né morti né feriti. Si aggiunga che i Cinque Stelle, secondo partito per consenso a livello regionale, proprio dopo gli Fdi, su Cagliari non hanno mai macinato troppi voti, quindi il grosso del consenso per provare a battere Paolo Truzzu (o chi per lui) devono portarlo proprio i due principali partiti della coalizione. Gli M5s, in ogni caso, non rinunceranno a proporre un proprio candidato, anche se per ora non trapelano nomi.

A Sassari, la seconda città sarda che l’anno prossimo va alle urne, il ragionamento sui candidati è appena agli inizi. Ma i papabili sono già una terna: il primo è Gianfranco Ganau, ex presidente del Consiglio regionale e attuale capogruppo del Pd nella massima assemblea sarda. Ganau non avrebbe più intenzione di fare il pendolare su Cagliari e l’idea di essere candidato come aspirante primo cittadino a casa sua potrebbe non dispiacergli. Un ruolo, questo, che rientra nei desiderata di un altro attuale onorevole, Antonio Piu, entrato nel Palazzo di via Roma nel 2019 attraverso la lista dei Progressisti. Nei mesi scorsi il divorzio. Piu ha indossato la maglia dei Verdi, quella stessa che il partito di Zedda e Francesco Agus ha usato per far eleggere in Parlamento, alla manifestazione pubblica della suo cambio di casacca non ha invitato né Zedda né Agus né la Ghirra. Adesso, però, è tutto chiaro: Piu, con un simbolo spendibilissimo come quello della sostenibilitàù ambientale, punta a conquistare il Municipio. Quel Palazzo Ducale che potrebbe fare la felicità di un Cinque Stelle di peso, Maurilio Murru, attuale presidente dell’Assise comunale. Con una postilla: a differenza di Cagliari, a Sassari gli M5s tirano parecchio anche su base locale. Ne sono un esempio sia l’attuale consigliera regionale Desirè Manca che il senatore Ettore Licheri, coordinatore sardo degli M5s, uno dei maggiorenti del presidente Giuseppe Conte.

Il ragionamento per le Regionali non è differente: al tavolo del centrosinistra ciascuno partito andrà con un proprio candidato. E qui ci sono novità non di poco conto perché i Progressisti stanno preparando la ‘carta Maninchedda‘. Sì, l’ex assessore Paolo, fuori dalla politica da qualche anno ma di fatto uno dei più concreti oppositori di Solinas e del centrodestra attraverso il suo blog Sardegna&Libertà, è oggi un docente universitario e intellettuale con un proprio seguito. Una solida base di consenso che solo in parte gli deriva dal Partito dei sardi da lui fondato nel 2013: il grosso è nuova linfa frutta del suo lavoro di inchiesta e riflessione. Ecco: il nome di Maninchedda potrebbe finire per sparigliare le carte in un dualismo Pd-M5s che per ora cammina sottotraccia, ma sta segnando la scelta del candidato governatore nel campo del centrosinistra. I nomi, infatti, sono essenzialmente due: Alessandra Todde, ex viceministra e attuale deputata, e Graziano Milia, sindaco di Quartu.

La Todde sa bene di essere una papabile e non disdegna invitati pubblici dagli amici dem. L’ultima occasione si è concretizzata a Nuoro, la sua città, dove Massimo Dadea ha presentato il suo libro Meglio Soru (o no?). Proprio Soru è oggi uno dei tifosi della Todde. E considerando che alle Primarie Pd di fine febbraio la corrente dell’ex governatore era alleata con Comandini, è tutto l’intero gruppo del neosegretario che nella trattativa per la scelta del candidato presidente in Regione potrebbe convergere sul nome della parlamentare M5s. Non solo: Milia, sebbene a Quartu abbia vinto con una lista civica, nella narrazione dem è ascritto alla corrente Cabras, quindi per quella parte di Pd che oggi fa capo a Comandini è considerato l’anti-Todde delle Regionali 2024. Una modalità, questa, che prova a fare ombra sulla capacità stessa di Milia di attrarre anche l’elettorato moderato, un’impresa che a Quartu gli è riuscita in maniera plastica proprio quando la Lega imperversava. Di certo è a questo dualismo che i Progressisti proveranno a dare una picconata con la ‘carta Maninchedda’.

All’appuntamento con le Regionali mancano dieci mesi. In politica sono ‘due giorni’. Il centrosinistra deve davvero ingranare la marcia se vuole contrastare un centrodestra che a livello nazionale spopola per consenso. Si aggiunga che Fdi e alleati hanno già detto a chiare lettere quale sarà la loro strategia in vista del voto sardo: Solinas verrà scaricato, finirà per essere un lontano conoscente, tutte le colpe del mal governo di questi anni ricadranno su di lui senza possibiloità di appello. Come ricompensa per il tiro al bersaglio, al governatore sardista verrà dato magari un incarico a Roma perché non resti disoccupato (ha 800mila euro di mutuo da pagare). La coalizione di centrodestra, nel frattempo, si sarà rifatta il look con un candidato nuovo di zecca e ad armi pari potrà sfidare il centrosinistra. È la politica, bellezza.

Alessandra Carta

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