di Alessandra Carta
Un fatto esterno si inserisce nello scontro sul rimpasto della Giunta, una querelle tutta interna al Psd’Az. Dopo il secondo blitz della Polizia giudiziaria, oggi negli uffici dell’assessorato al Turismo, la posizione di Gianni Chessa, titolare della delega, diventa un’incognita, ma anche un possibile snodo nel duello sardista.
Le scuole di pensiero sono due ed entrambe, in teoria, obbligano il presidente della Regione a fare una scelta netta, roba che però non è mai stata nelle corde di Christian Solinas il democristiano (prima che sardista).
Sebbene non si conosca nemmeno l’ipotesi di reato né le persone eventualmente indagate, in ambienti politici non si esclude la possibilità Chessa venga lasciato fuori dalla Giunta adducendo come motivazione proprio l’indagine aperta dal pm Andrea Vacca. Questo è il retropensiero degli avversari di Solinas o comunque uno spunto che potrebbe tornare utile a quanti nel Psd’Az spingono per un rimpasto profondo. Su tutti, Nanni Lancioni, Giovanni Satta e Franco Mula.
Ovvio che cacciare Chessa per via dei blitz della Polizia giudiziaria nell’assessorato al Turismo, manderebbe all’aria il vessillo del garantismo caro anche al centrodestra. Ma nel Psd’Az che rema contro l’assessore al Turismo, questo epilogo verrebbe considerato un sacrificio minore rispetto al recupero della pace nei Quattro Mori (duratura o debole che sia).
L’altra scuola di pensiero vuole che Solinas resista alle pressione di Lancioni, Satta e Mula e opti per non cambiare nulla, come nell’ipotesi circolata sino a ieri sera per via del fatto che lo scontro interno ai Quattro Mori rischia di stravolgere troppi equilibri. Da qui il lavoro di alcuni pacieri fatto durante il weekend.
Oggi Solinas dovrebbe tornare a Cagliari, dopo il fine settimana lungo fuori dall’Isola. Anche ammettendo che si prenda tutta la giornata di domani per riflettere, da venerdì mattina deve di nuovo rendere conto al partito sul da farsi. Non fosse altro che nei Psd’Az tutti aspettano di capire cosa bolla in pentola. Non da meno è l’attesa degli alleati che, pur pazienti, è probabile che non abbiano frequentato scuole zen, tanto da sopportare sino allo sfinimento la melina del governatore.