Latte in polvere per produrre formaggi, Falchi: “Ci opporremo alla Ue”

“La decisione della Commissione Europea suscita sdegno e rammarico. Oltre alla nostra diretta iniziativa di opposizione, proporrò alla Giunta regionale di dare massimo sostegno all’azione annunciata dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, di contrastare questa iniziativa del tutto ingiustificata e ingiustificabile”. Lo ha affermato l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, in merito alla diffida con cui la Commissione europea chiede la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere concentrato o ricostituito per la produzione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale del 1974. “Primo dovere – ha sottolineato l’assessore – sarà quello di stringere i patti e gli accordi interprofessionali a garanzia soprattutto dei prodotti a marchio di origine e di qualità. In questo senso continueremo l’impegno che dovrà portare a conclusione confronti e progetti ormai ampiamente discussi nelle sedi della concertazione partenariale e tra le categorie nei territori”. “In Sardegna – ha ribadito l’esponente della Giunta Pigliaru – sosteniamo l’eccellenza legata al territorio. Su queste basi e secondo le previsioni della Politica Agricola Comune è stato strutturato il Piano di sviluppo rurale. Qualora i presupposti politici e giuridici della tutela delle nostre grandi produzioni di qualità dovessero essere messi in discussione – ha concluso- ci opporremo in tutti i modi possibili per tutelare gli interessi dei produttori della filiera dell’agroalimentare sardo”.

“Un No forte e chiaro al latte in polvere per la produzione dei formaggi sardi. Si tratterebbe di un vero e proprio attentato all’economia di un’isola. Una deregulation senza precedenti per un settore che si sta rilanciando proprio grazie alla sua tipicità e qualità organolettica”. Lo dice il deputato di Unidos, Mauro Pili, che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro dell’Agricoltura affinché respinga la diffida europea e garantisca la tutela dei prodotti sardi e ha promosso una petizione di change.org per bloccare qualsiasi tentativo di modificare la normativa di tutela dei prodotti lattiero caseari della Sardegna. “Si tratta di una diffida irricevibile perché punta dritta alla qualità dei prodotti lattiero caseari sardi – aggiunge – La norma del 1974 che vieta l’uso di latte in polvere per la produzione di formaggi non deve essere modificata e soprattutto non devono essere intaccate le produzioni Dop della Sardegna. L’introduzione del latte in polvere per eliminare quella che l’Europa considera come una restrizione alla libera circolazione delle merci persegue in realtà l’obiettivo di favorire speculazioni e favorire gli inganni lattiero caseari – conclude – Il fatto che in tutta Europa venga utilizzato abitualmente latte in polvere e latte concentrato rende ancora più importante mantenere ferme le caratteristiche organolettiche dei formaggi sardi e la loro straordinaria tipicità scandita da disciplinari unici ed esclusivi. Per questo motivo – conclude Pili – è indispensabile una mobilitazione forte e chiara della Sardegna contro questo tentativo dell’Europa di forzare le norme solo per favorire contraffazioni e speculazioni”.

“La diffida dell’Unione Europea è un nuovo attacco alla qualità e alla specialità del nostro agroalimentare”. Lo afferma il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci. “Poiché nelle nostre attività economiche tradizionali c’è anche il futuro della nostra terra, occorre difendere a tutto campo il nostro agroalimentare – prosegue Cappellacci – sia contrastando l’azione di chi vorrebbe abbattere tutte le cautele esistenti in materia sia promuovendo una maggiore consapevolezza, anche a livello regionale e locale, dell’importanza di produrre e consumare alimenti di qualità e di origine certa. La Sardegna può affrontare la sfida della globalizzazione puntando sulla specialità e sulla varietà delle sue produzioni, della sua cultura, del suo paesaggio. Chi attenta alla nostra specialità – conclude l’ex presidente della Regione – rischia di soffocare le speranze di rilancio della nostra economia ed un nuovo sviluppo che si basi su quella buona impresa e quel buon lavoro che devono renderci produttori, venditori e consumatori di qualità della vita”.

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