La storia della app ‘Sardegna sicura’. Regione dà i dati: “Spesi 113mila euro”

“Per la app Sardegna sicura, mai utilizzata, la Regione ha fatto uno stanziamento di un milione e mezzo”. Così, lo scorso novembre, denunciava Report, il programma di inchiesta targato Rai Tre. Erano i giorni del Caso discoteche‘, in cui i media italiani stavano mettendo sotto la lente l’incidenza che l’apertura dei locali da ballo nell’Isola ha avuto a livello nazionale sulla risalita dei contagi Covid-19. L’attenzione dei giornalisti era concentrata sulla querelle dei pareri mai dati dal Comitato tecnico-scientifico che, infatti, ha finito per dimettersi quasi in blocco. Contestualmente a quella verifica, a venire fuori è stata appunto la storia della app tutta sarda, gemella di Immuni.

Sul punto una giornalista di Report aveva contattato telefonicamente l’assessora Valeria Satta, finita nei giorni scorsi sotto accusa per le nomine di due Dg (deve rispondere di abuso d’ufficio e tentata concussione, ma questa è un’altra storia). Fatto che alla Satta venne chiesto conto sulle risorse stanziate per un’applicazione che poi è stata scarsamente utilizzata. Quell’intervista finì con l’esponente leghista della Giunta che chiuse il telefono in faccia alla giornalista, perché infastidita dalle domande.

Invece sarebbe bastato rispondere con la serenità dei numeri. Quelli che risultano raccolti in un precisissimo documento firmato da Riccardo Porcu, il Dg dell’Innovazione e Sicurezza. Nella nota è raccolta tutta una serie di elementi utili a ricostruire l’iter amministrativo della app, affidato alla funzionaria Nicoletta Sannio.

Come scritto nella sei pagine di relazione, la app è stata realizzata da un raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) capeggiato dalla ‘Engineering Ingegneria Informatica‘, una società che esiste dal 1980 e dalla Regione ha già incassato nel tempo qualcosa come 32 milioni di euro. Sulla carta all’Rti sarebbero dovuti andare altri 28.080 euro, per la manutenzione. Ma l’utilizzo dell’applicazione è stato poi sospeso, perché sono venuti meno “gli effetti dell’ordinanza numero 46 del 6 ottobre 2020 (che prorogava la 43, qui il testo)”. Ovvero la sospensione dei tracciamenti dopo l’intervento del Garante per la privacy. Quindi “la somma non è stata accreditata”, spiegano ancora dalla Direzione generale dell’Innovazione e Sicurezza.

In questi casi è lecito chiedersi se una o più aziende che vincono un appalto pubblico, rinunci al guadagno. Anche perché nel documento diffuso dalla Regione non si fa menzione a un ritiro delle delibere in autotutela, ciò che per legge blinda una pubblica amministrazione dalle eventuali richieste di risarcimento danno. Nel caso specifico della app ‘Sardegna sicura’, il raggruppamento di imprese aveva firmato, contestualmente all’assegnazione dell’appalto, il cosiddetto ‘atto di sottomissione’, col quale un’azienda si impegna a erogare i servizi coerenti con la gara vinta, ma nello stesso tempo se non vengono richiesti non c è alcun obbligo per la pubblica amministrazione.

Quanto allo stanziamento totale della Regione, adesso viene fuori che la delibera non metteva a bilancio un milione e 500mila euro, ma un milione e 200mila. Da destinare a “Misure straordinarie Covid-19. Interventi straordinari e di supporto alle ordinanze del presidente della Regione”, si legge ancora nel documento del fondo speciale autorizzato dalla Giunta di Christian Solinas per “fare fronte all’emergenza”. Le somme erano così ripartire: “Cinquecentomila euro per il 2020 e 700mila per il 2021”. (al. car.)

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