La Spa della Regione che ha prodotto solo debiti. E ora è fallita

Una scatola vuota che non ha mai prodotto alcunché, se non debiti per oltre 1 milione di euro. È la Sistema turistico locale Sardegna Spa, società creata nel maggio del 2004 dalla giunta regionale guidata da Italo Masala – pochi giorni prima delle elezioni vinte da Renato Soru – e appena dichiarata fallita dal Tribunale di Cagliari. Socio unico era la Regione, con un investimento di 120mila euro. Sulla carta, la società avrebbe dovuto seguire le politiche turistiche locali, ma di fatto “non ha mai operato e ciò nonostante ha maturato un’ingente esposizione debitoria, stimata sicuramente in euro 427.909 – si legge nella sentenza emessa dal tribunale – oltre possibili crediti azionati giudizialmente dal cessato direttore generale per complessivi euro 707,772“.

L’ex dg – che ha promosso una causa di lavoro per ingiusto licenziamento e per il riconscimento degli emolumenti – è il geometra cagliaritano Tomaso Giagoni. Per lui, un compenso di 152mila euro lordi annui. Lo stesso Giagoni assunse pure la carica di amministratore delegato (altri 30mila euro annui), senza periodo di prova e con una precisa clausola contrattuale: se la società fosse stata sciolta prima della conclusione del contratto (triennale), Giagoni avrebbe comunque incassato 36 mensilità. La presidenza andò invece appannaggio della commercialista Antonella Murino, che vanta crediti nei confronti della società al punto da far partire i decreti ingiuntivi contro i quali è stata presentata opposizione. Il collegio sindacale era composto da Giovanni Achenza (poi direttore generale di Area su nomina della giunta Cappellacci), Marco Ruggeri e Filomena Masuri, mentre la Regione era rappresentata dall’allora assessore regionale al Turismo Roberto Frongia, in quota Riformatori.

La società avrebbe dovuto avere vita breve, visto che appena due mesi dopo la costituzione, una delibera della giunta Soru del 27 luglio 2004 aveva decretato il suo scioglimento. Le cose però andarono diversamente: la presidente Murino presentò prima una richiesta di sospensiva al Tar (bocciata), quindi si rivolse al Consiglio di Stato. Che però diede ragione alla giunta Soru. Partita chiusa? Non proprio. La società fu messa in liquidazione solo nel dicembre del 2006 e la procedura partì effettivamente solo nel marzo 2007, quando il commissario liquidatore accettò l’incarico.

Nel 2011 la vicenda fu segnalata anche dal procuratore generale della Corte dei conti Tommaso Cottone e si andò a giudizio. I presunti danni erariali furono quantificati dalla Procura in circa 750mila euro. In sostanza, spese messe a bilancio per il mero pagamento degli stipendi, tanto che lo stesso Cottone rilevava come la Stl Sardegna Spa non avesse svolto alcuna funzione di interesse sociale. “Si parla di una società che produce costi verso i quali non rispondono utilità istituzionali né altre attività pubbliche”, sostenne l’accusa. La sentenza però diede ragione agli amministratori della società: una parte delle spese contestate (109mila euro) erano volate via dalle casse in un periodo coperto da prescrizione, mentre la richiesta di risarcimento per ulteriori 640mila euro era stata giudicata inammissibile: se la società non fu prontamente sciolta, per la magistratura contabile parte della colpa era da attribuire alla stessa Regione, che non aveva depositato i certificati azionari nella sede sociale.

Oggi, l’ultima puntata di una storia lunga e ingarbugliata con il fallimento di una società “che non ha mai operato”, debiti accertati e potenziali per 1,1 milioni di euro, una causa in corso al tribunale del lavoro (che con il crac dovrebbe subire una sospensione) e un’udienza per l’accertamento dello stato passivo fissata al 21 settembre prossimo.

Ora: chi pagherà i debiti, visto che in cassa ci sono appena 20mila euro? “Difficilmente sarà la Regione – spiega l’avvocato Stefano Demuro, che rappresenta e difende la Stl Sardegna e ha promosso la procedura di fallimento –. Almeno, questo è l’orientamento della giurisprudenza fallimentare”. Ma la parola ‘fine’ non è ancora stata scritta.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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