La settimana prossima il candidato del centrosinistra: sarà Todde (M5s), ma Soru ancora in campo

L’investitura ufficiale potrebbe arrivare la settimana prossima: per la precisione martedì 7. Una formalità, in un certo senso, visto che l’accordo sulla vicesegretaria M5s, Alessandra Todde, era già chiuso da un pezzo in virtù del patto tra Schlein e Conte per tenere unita l’alleanza anche nell’ottica delle altre competizioni amministrative (Piemonte in primis). Dopo la riunione della direzione regionale del Pd la strada per l’ex sottosegretaria al Mise sembra sempre più in discesa ma il costo potrebbe essere quello di una spaccatura all’interno del ‘campo largo‘. Renato Soru non intende fare un passo indietro e questo fine settimana sarà a Ittiri e Ghilarza per illustrare “i punti centrali di un programma per il governo della Regione nei prossimi cinque anni”. E le voci critiche sul metodo della scelta del leader non si placano.

I Dem nell’ultima riunione della direzione si sono dati tempi stretti, inizialmente “entro la settimana” era scritto sulla prima stesura del documento finale, poi è diventato “nel più breve tempo possibile”. Il testo approvato non contiene un nome, né tantomeno l’investitura per la pentastellata, ma, con 53 favorevoli e 4 contrari, ha affidato al segretario Piero Comandini e al presidente Giuseppe Meloni “un mandato per trovare, insieme agli alleati, il miglior nome possibile”. Ma se da un lato la mossa dei Dem serve per accelerare e chiudere su quello che i più critici hanno definito il frutto di un accordo romano tra Pd e M5s, c’è chi, nella coalizione, continua a invocare le primarie, già comunque escluse dallo stesso tavolo. Di Soru si è detto, ma anche i Progressisti hanno rilanciato la proposta di una “consultazione popolare aperta e diretta, con postazioni in ogni Comune oltre i 15mila abitanti, integrate con modalità online trasparenti ed efficienti di manifestazione del voto, in modo tale da consentire ampia partecipazione”.

Intanto la petizione sottoscritta, tra gli altri, da Raffaele Paci, Francesco Pigliaru e Paolo Maninchedda ha raggiunto e superato le 1.500 firme. Pigliaru prende atto della decisione dei Dem, Maninchedda invece va all’attacco. “Il Pd non ha avanzato sue candidature perché non sarebbe stato in grado di gestire quelle potenzialmente presenti al suo interno – scrive nel suo blog, Sardegna e Libertà -. Una competizione tra Silvio Lai, Romina Mura, Renato Soru, e, incombente dall’esterno, Graziano Milia, avrebbe messo a dura prova la tenuta degli equilibri del partito, perché inevitabilmente avrebbe coinvolto settori della sinistra esterni ad esso, un po’ come è accaduto a livello nazionale con la candidatura della Schlein”. E ipotizza la nascita di un’altra coalizione (Progressisti, Progetto Sardegna, Più Europa, Azione, Italia Viva, Forza Paris, Liberu ecc.) a partire dalla richiesta di primarie, ma conclusivamente contro l’arroccamento di potere di Pd e Cinquestelle”. Del resto Liberu, il primo a chiedere le primarie sin dalla nascita del tavolo, incalza: “Non accetteremo nessuna imposizione di una candidatura che non sia frutto di un reale confronto democratico in Sardegna”, sottolinea Giulia Lai che ribadisce di puntare su Soru “perché ha sempre dimostrato di tutelare gli interessi e i diritti del popolo e della terra sarda”. Tenta di placare gli animi l’Alleanza Rosso Verde che richiama al “senso di responsabilità e all’unità della coalizione”.

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