La denuncia di Antonio Cois (Cgil): “Arpas, una morte annunciata”

“Arpas ha iniziato un cammino a ritroso che pone interrogativi su quali siano i reali intendimenti della politica isolana in relazione ad uno strumento così importante”. Queste le parole di Antonio Cois, del sindacato Cgil, in una lunga nota inviata ieri alla stampa e ai capigruppo in consiglio regionale a proposito dell’Agenzia Regionale per L’Ambiente, creata nel 2006: l’azienda isolana a otto anni dalla sua istituzione sembra ben lontana dagli obiettivi per cui è nata.

“A quasi 8 anni dalla sua istituzione non solo ARPAS non ha migliorato il quadro di partenza e messo a punto strategie migliori, ma ha compiuto passi indietro rispetto alla condizione iniziale, già di per se non rosea. Rispetto alla stima della dotazione organica (572 addetti complessivi), Arpas nasce con un organico che è circa il 60 % del fabbisogno. Dopo otto anni l’organico non è stato adeguato alle esigenze ma anzi si è ulteriormente ridotto.

La cronaca di questi anni di ARPAS racconta un susseguirsi di vuoti gestionali, commissariamenti e addirittura vicende giudiziarie che hanno visto protagonista un Direttore Generale, Ignazio Farris, costretto alle dimissioni.
Tutto questo è il palese sintomo di una scarsa attenzione verso l’Arpas, se non la concreta manifestazione di una volontà della politica regionale di impedirne una reale operatività. L’idea che nel territorio sardo si costituisca un organo tecnico indipendente, efficiente, dotato di autonomia e competenza, che possa in qualche modo mettere in luce i limiti di sostenibilità ambientale di interessi, affari e di una vecchia economia, basata su consueti meccanismi di sfruttamento del territorio, ha probabilmente spaventato qualcuno.

L’epilogo di quest’alternarsi di precarietà e vuoto gestionale è stata la nomina di un Direttore Generale, Bruno Simola, i cui due anni di direzione sono una chiara manifestazione dell’azione di soffocamento dell’Arpas. La sua gestione è stata caratterizzata da riduzione del personale ed accentramento di decisioni e funzioni, con dipartimenti provinciali e personale privi di autonomia. In questi ultimi due anni si è assistito ad un susseguirsi turbinoso di determinazioni, disposizioni, circolari con i quali Simola ha abolito, creato, riabolito, ricreato articolazioni organizzative di tutti i livelli, spostato servizi e competenze, assegnato personale e responsabilità e nel contempo revocato assegnazioni e responsabilità. Il direttore generale ha creato un nuovo modello organizzativo dell’Agenzia, ha bloccato la formazione professionale dei dipendenti, moltiplicato incarichi inutili, depotenziato i laboratori”. 

Secondo Cois inoltre è da condannare lo spreco di risorse con pagamento di affitti per le tante sedi dell’Arpas, la stipula di convenzioni con società esterne per attività che dovrebbero essere proprie dell’azienda, la carenza di relazioni sull’ambiente e di azioni di monitoraggio e controllo.

“A questo indecoroso spettacolo ha assistito, continuamente sotto scacco, silente e in parte compartecipante, la maggior parte della Dirigenza Arpas che si è dimostrata in larga misura inconsapevole rispetto al ruolo istituzionale e pertanto del tutto inadeguata. Il moltiplicarsi di incarichi, la persistente situazione di precarietà e stallo sono stati alibi formidabili per i più e hanno determinato il silenzio a volte interessato, a volte timoroso. In questo scenario in pochi hanno tentato di sollevare voci di dissenso, mentre numerosi hanno potuto godere la totale deresponsabilizzazione che un sistema di accentramento di potere, che paralizza il sistema, comporta. Nessun fronte unito, nella dirigenza Arpas, contro l’irrazionalità della gestione, solo isolate voci ed assordanti silenzi.

I lavoratori Arpas – conclude Antonio Cois – sono fortemente preoccupati per la deriva che ha preso l’Agenzia, per una società che non riconosce il giusto valore alle tematiche ambientali, declamate nei comizi e nei salotti, ma che sono considerate un vero e proprio intralcio quando possono ostacolare interessi ed affari. I lavoratori chiedono un repentino cambio di rotta, l’investimento in risorse umane nell’ottica di un rilancio della Regione secondo logiche di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e non di svendita al primo (e non migliore) offerente. Un richiamo anche verso l’opinione pubblica nazionale perché non si abbassi la guardia e si impongano alle regioni standard qualitativi ed autonomia per le ARPA. Giace infatti in parlamento una proposta di legge per “Istituzione del Sistema nazionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente e ordinamento delle funzioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ad esso relative”, che ha conosciuto un ormai pluriennale dibattito e discussione in commissione e che necessita di rapida approvazione perché le cronache dei disastri, delle morti e della devastazione del territorio ci dicono che non c’è più un secondo da perdere“.

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