Irs al centrosinistra: “Non è sufficiente un cambiamento di facciata”

“La sinistra in Sardegna può definirsi tale senza aprire il campo alla cultura indipendentista e alle forze sovraniste? Crediamo di no”. A sostenerlo è Irs in una nota diffusa oggi proprio mentre il Pd affronta il nodo della conferma o meno di Francesca Barracciu quale candidato alle Regionali del 2014. Irs pone l’accento sul dibattito interno alla coalizione, in praticolar modo su due temi cruciali: quello dell’indagine sui Fondi ai Gruppi e il nodo dell’alleanza con le forze indipendentiste e sovraniste.

“Oggi pare che il problema del centrosinistra in Sardegna sia quello di decidere se presentarsi alle elezioni con la dirigenza del partito interamente sotto inchiesta oppure cercare di dare una spolveratina di cambiamento, facendo fare il famoso “passo indietro” alla candidata alla Barracciu“, si legge nella nota. “Tuttavia continuiamo a chiederci, da osservatori, per quale motivo ancora questa forza politica continui a ripetere gli stessi errori e soprattutto a non interessarsi, se non marginalmente qualche volta, delle questioni fondanti che riguardano la Sardegna. Nessuna discussione viene portata avanti in merito a come risolvere i nodi strutturali che non permettono a questa terra di risollevarsi da un crisi cronica e decennale. Poco e niente è stato detto in questi ultimi mesi riguardo le questioni della mancata sovranità fiscale e dell’assenza di un piano energetico. Così come è assente quasi del tutto il dibattito sul tema dei trasporti interni ed esterni all’isola”.

“Ma soprattutto – prosegue la nota – è sotto gli occhi di tutti l’assenza di tutti quei temi che hanno sempre caratterizzato nella storia le culture che si definiscono “progressiste”. Non si sente parlare quasi mai di giustizia ed equità sociale, così come poco o niente di concreto viene detto sulle politiche del lavoro. Manca poi del tutto il respiro internazionale, la sinistra sarda non è stata infatti mai capace di leggere i cambiamenti del mondo contemporaneo se non attraverso i filtri delle linee dettate dalle segreterie di Roma. Eppure basterebbe solo voltare lo sguardo nella direzione opposta e guardare a quello che sta accadendo in Europa, nella vicina Catalogna dove i partiti progressisti non solo governano in piena autonomia da Madrid ma addirittura non fanno mistero di lavorare per uno nuovo stato catalano indipendente. In Scozia nel 2014 si svolgerà il referendum per l’indipendenza promosso dallo Scottish National Party e dalla sinistra progressista Scozzese”.

“Non è sufficiente cambiare il candidato e darsi una verniciata di “nuovo” per essere credibili. È necessario ascoltare e tradurre le pulsioni che arrivano dalla base mettendo al centro del proprio agire la partecipazione e la democrazia, non solo a parole come è successo fino ad ora. Il cambiamento non può essere generato dalle azioni della magistratura ma deve maturare da una presa di coscienza politica e culturale”.

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