Flavio Carboni e “le microspie dell’amico Ugo”

Il faccendiere Flavio Carboni: “Cappellacci mi chiese di bonificare dalle cimi gli uffici regionali. Nega? Soffre di amnesia. Speriamo che guardisca presto”.

“Flavio Carboni? Lo conosco solo di fama”. Così dichiarava Ugo Cappellacci nel 2010 al Corriere della Sera. Oggi però il quotidiano milanese pubblica un ampio resoconto che pare smentire quell’affermazione: i rapporti tra il faccendiere di Terralba e il governatore uscente sembrano essere molto solidi.

Talmente solidi che, secondo il reportage firmato dai giornalisti di Report Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci, è proprio a Flavio Carboni che Ugo Cappellacci si rivolge per ‘bonificare’ gli uffici regionali da eventuali microspie, pochi giorni dopo aver vinto le elezioni del 2009. E lo stesso Carboni sarebbe stato uno degli sponsor di Cappellacci nella corsa alla presidenza della Regione, nel 2009. A raccontare la vicenda è lo stesso impenditore, che con il candidato del centrodestra condivide il processo romano sull’eolico. Nel procedimento è coinvolto anche Giuseppe Tomassetti, “socio e prestanome”, dice il Corriere, di Flavio Carboni.

Quando Cappellacci chiede a Carboni di trovare una squadra in grado di bonificare gli uffici della Regione – racconta il quotidiano di via Solferino – Carboni si rivolge proprio a Tomassetti, che contatta la Poseidon Tecnologie di Sergio Palmacci. “Non abbiamo avuto un incarico ufficiale dalla Regione Sardegna – ha confermato Palmacci a Report – ma abbiamo svolto il lavoro per conto di Tomassetti”. La ditta romana aspetta ancora il saldo del servizio, dice Palmacci. Secondo Carboni, una parte è stata pagata da lui e dal socio in affari, e Cappellacci non avrebbe reso loro nemmeno un centesimo.

Ma perché Cappellacci si rivolge a Carboni? “Perché si era instaurato un clima di fiducia – spiega l’uomo d’affari terralbese – tanto che io mi sono speso e ho fatto tutto quello che potevo fare negli interessi di Cappellacci. Per la sua elezione ho organizzato congressi, stampato manifesti, dato un contributo economico”.

Quindi, rapito dall’incubo delle cimici, Cappellacci chiama Carboni, che chiama Tomassetti, che chiama Palmacci. Ai primi di marzo del 2010 una squadra di specialisti romani si presenta quindi in viale Trento e in due giorni bonifica gli ambienti. “Quando portai la squadra a Cagliari – ha raccontato Tomassetti – il presidente venne a salutarmi e ringraziarmi”.

Con i giornalisti di Report, Cappellacci non parla. A Mottola dice solo poche parole: “Lei si sbaglia di grosso”, poi riattacca bruscamente. Gelida la reazione di Carboni: “Dice che non è vero? Evidentemente soffre di amnesia. Speriamo che il suo stato di salute migliori”.

Nel pomeriggio di oggi, l’ultima puntata. Almeno per ora. Cappellacci rilascia una dichiarazione per smontare la tesi di Carboni e parla di un tentativo di vendetta. Il motivo non lo dice, ma attacca a testa bassa. “Chiedere a Flavio Carboni di fare una cosa del genere – ha sottolineato il governatore – è come chiedere alla volpe di custodire il pollaio. Il diavolo fa le pentola ma non i coperchi. Quel giorno indicato nel quotidiano, io ero fuori Sardegna. Chi ha fatto queste affermazioni – ha concluso Cappellacci – ne risponderà nelle sedi giudiziarie”.

P. S.

 

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