La Sardegna incassa con il decreto Sblocca Italia, diventato legge poche ore fa, i 230 milioni di euro all’anno di riserve erariali che non solo resteranno nell’Isola dal 2015 per i successivi 4 anni, ma anche per il 2014. Il Governo infatti ha riconosciuto il diritto a lasciare quella somma anche per quest’anno, soldi da utilizzare per pagare i debiti commerciali. Ma le polemiche non si placano. E l’opposizione torna all’attacco.
L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, parla di “un risultato importante, che ci dà ragione nella trattativa che stiamo portando avanti con il governo centrale. La Giunta sta così rispettando pienamente il mandato ricevuto dal Consiglio regionale lo scorso 2 ottobre con un ordine del giorno unitario. Dunque i soldi dei sardi rimangono ai sardi – ribadisce il vicepresidente della Giunta – e allo stesso tempo viene certificata la sovranità della Sardegna in materia di entrate così come stabilito dallo Statuto”.
“Sulle riserve erariali – ricorda l’assessore – abbiamo proposto al Governo una soluzione semplice ma al tempo stesso molto forte nei suoi significati politici e simbolici”. La decisione dello Stato di ‘riservare’ a sè l’incremento delle tasse stabilito per abbattere il debito pubblico, andava infatti a confliggere con il diritto della Regione alla compartecipazione di tutte le entrate erariali.
Di “accordo patacca” parla invece l’ex governatore Ugo Cappellacci. “Non solo si nega il miliardo e duecento milioni dovuto alla Sardegna come adeguamento del patto di stabilità, ma si riduce – denuncia l’esponente di Fi – la disponibilità di risorse di 300 milioni di euro rispetto al 2013, fermandosi a 2.696 milioni per il 2014. L’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale è l’esatto opposto di una conferma delle volontà della Giunta. Per quanto riguarda le riserve erariali – insiste Cappellacci – è falso dire che i soldi dei sardi restano ai sardi: con lo Sblocca Italia lo Stato mantiene le riserve. L’unica novità è che è stato deciso dallo Stato centrale non di restituirle alla Sardegna, ma di destinarle per due anni alla riduzione del debito commerciale nell’Isola”.