Elezioni vietate per gli studenti Erasmus. “Per votare dovete tornare a casa”

Non ci sono solo i Master senza back, le andate senza ritorno. Nè i concorsi universitari che penalizzano chi ha acquisito titoli nelle università estere. Adesso c’è una sorte di privazione dei diritti civili: gli studenti che frequentano i corsi Erasmus, infatti, non potranno votare.

Nonostante la protesta degli studenti e le prese di posizione di molti rettori (tra i quali Attilio Mastino, dell’Università di Sassari), la Farnesina appare irremovibile. Possono votare all’estero solo gli italiani che vi risiedono e che sono iscritti all’Aire (l’Anagrafe italiana dei residenti all’estero). A questi si aggiungono gli appartenenti a un numero limitato di categorie quasi i militari e i funzionari pubblici che sono all’estero per ragioni di servizio), ma gli studenti no.

Secondo il ministero degli Esteri non c’è modo di porre rimedio al problema e cioè consentire il voto nei consolati anche a quegli italiani che, per validi motivi come lo studio, trascorrono fuori dal Paese periodi inferiori a un anno. Se vogliono votare dovranno tornare a casa. Stiamo parlando di centinaia di ragazze e ragazzi sardi e di 25mila studenti in tutt’Italia.

Lo ha confermato anche il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, la quale ha escluso una modifica della legge in vigore. Il ministro lo dichiarato a Palermo, a margine di un’iniziativa all’auditorium del liceo classico Meli a cui è presente anche il ministro della Giustizia Paola Severino.

“Purtroppo non potranno andare al voto perché proprio tecnicamente non è possibile – ha spiegato Cancellieri – in quanto per potere essere elettori bisogna essere iscritti nelle liste elettorali dell’Aire e non sono previste per chi sta all’estero da meno di un anno. E poi non ci sono i tempi tecnici per istituire delle liste elettorali. Ci vorrebbe una legge ad hoc che non è mai stata fatta”.

La campagna elettorale in corso sta comunque favorendo il crescere delle prese di posizione a favore degli studenti. Limitare il danno offrendo forti sconti, rimborsi e agevolazioni sui trasporti è una strada praticabile. Ed è tra le ipotesi allo studio.

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