Dopo il crollo del muro sui bagnanti (cinque i ragazzi feriti) in una qualsiasi giornata di sole a luglio, nel Nord Sardegna, tra Sassari e Porto Torres è l’ora del sospiro di sollievo e delle accuse. Scampata la tragedia si guarda all’intero litorale di Platamona e a ciò che resta delle Lido Iride costruito negli Cinquanta con un mix di fatalismo e incredulità, come si legge nelle pagine de La Nuova Sardegna oggi in edicola. La competenza territoriale è divisa tra Sassari e Sorso, lo stesso simbolo del litorale, la Rotonda è a metà, in uno stato di degrado e incuria. Dopo i fasti degli anni ’60, un groviglio di bandi, contese giudiziarie e rilanci sulla carta. Ed ecco quindi i primi cittadini in prima fila, prima la visita in ospedale ai giovani, le parole ai genitori e poi uno sguardo al cumulo di massi e polvere. “No alla strumentalizzazione – dice il sindaco di Sassari, Nicola Sanna – era un evento imprevedibile. Nessun segno – assicura – sul muraglione”, e ricorda che ci sono stati anche degli interventi di manutenzione ordinaria. Insomma: “Una fatalità”, ricostruzione che sarebbe stata condivisa pure dai parenti dei feriti. Eppure gli scheletri del lido sono lì, davanti a tutti, vicino ai bagnanti. Stessa posizione del primo cittadino di Sorso, Giuseppe Morghen, che sottolinea che: “In ogni caso non ci sono soldi per sistemare tutto”. Si fa quel che si può. E si chiede l’intervento della Regione.
Foto da Sardegna Abbandonata