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Corda (M5S) al Governo: “Chiarezza su indennizzi a pescatori di Capo Teulada”

Pressing del Movimento 5 Stelle sul Governo per fare chiarezza sugli indennizzi ai pescatori di Capo Teulada e Sant’Anna Arresi, negli specchi d’acqua interessati da esercitazioni militari. Nei giorni scorsi la deputata Emanuela Corda ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministero dell’Economia e delle Finanze per capire quali siano i criteri adottati dal dicastero nella gestione e nella ripartizione degli indennizzi. Per compensare le mancate giornate di lavoro imposte dalle attività militari, solo nel 2013 lo Stato ha distribuito 7,6 mln, con una media annuale di oltre 16 mila euro a persona, per i 465 pescatori sparsi in 18 comuni costieri, con una media annuale di 16 mila 344 euro a persona. In pratica uno stipendio per ciascuno di loro di circa 1.362 euro al mese. Il Ministero della Difesa ha erogato 12.793.718,37 euro alla Regione, per le annualità comprese dal 2005 al 2009, per i contributi quinquennali a favore delle Regioni oberate da servitù militari e 6.321.571,48 per gli indennizzi a favore degli operatori economici per la pesca per sgombero di specchi d’acqua dovuti ad esercitazioni militari per il 2010. “Ho sollevato la questione al Ministro – ha detto la parlamentare grillina – poiché, accanto a coloro che si sono battuti per ottenere questo riconoscimento, c’è gente che non è mai uscita un giorno in mare in tutta la sua vita ma riceve ugualmente il sussidio. Per questo è d’obbligo fare chiarezza sui meccanismi che lo determinano e le condizioni in base alle quali esso è concesso, poiché si tratta pur sempre di denaro pubblico”. Corda spiega che “l’indennizzo viene dato al singolo pescatore e non alla barca, per cui molti negozianti, artigiani, operai, disoccupati, hanno comprato vecchi scafi ed hanno ottenuto la licenza grazie a certe cooperative compiacenti facendo figurare come equipaggio i propri parenti, tra cui figli, zii, nipoti, qualcuno persino i nonni. Ci sono famiglie – ha concluso – che così si portano a casa anche 60 mila euro in un anno, senza mai uscire in mare e in certi casi senza neanche sapere dove si trovano le coste del poligono”.

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