Centrosinistra, lo scontro sulle “regole” è sempre più scontro sui nomi

Mancano tre settimane al 31 luglio, la data di scadenza del termine per la presentazione delle candidature alle primarie del centrosinistra e il nome ufficiale continua a essere uno solo, quello del presidente della provincia di Nuoro Roberto Deriu.

Nella settimana che si apre il tavolo del centrosinistra dovrà assumere decisioni determinanti nella selezioni dei candidati. In primo luogo quella sul “codice etico“, cioè su quel sistema di regole che realizza un “filtro preventivo” escludendo la candidatura di persone che – pur avendo le carte in regole dal punto di vista formale – si trovano in una situazione giudiziaria, o di conflitto d’interessi, imbarazzante perché potenzialmente in contraddizione con i principi fondamentali del partito di
appartenenza e dell’intera coalizione.

I RISULTATI DEI SONDAGGI E LE REGOLE

Un altro elemento decisivo per la definizione delle candidature saranno i sondaggi riservati che sia i partiti, sia i singoli aspiranti candidati, ormai da settimane hanno commissionato a vari istituti specializzati. L’ultimo in ordine di tempo, secondo la Nuova Sardegna, è stato realizzato dalla società Ipsos per verificare l’indice di gradimento di Renato Soru, Gianfranco Ganau, Francesca Barracciu, Franco Siddi e Tore Cherchi. Proprio l’unico a essere sceso ufficialmente in campo, appunto Roberto Deriu, non è stato incluso nella rosa e c’è rimasto male. Ha parlato di “sondaggi propagandistici”.

I sondaggi hanno anche un effetto sul dibattito attorno al regolamento. Il tavolo del centrosinistra non ha ancora deciso se ci saranno uno (come allo stato degli atti appare più probabile) o due turni. Se, cioè ci sarà il ballottaggio tra i due più votati o se, invece, il vincitore sarà chi arriverà primo il 29 settembre, la data (una delle poche cose già definite) delle primarie del centrosinistra sardo.

IL RISCHIO DI UN GOVERNATORE “DI MINORANZA”

L’ipotesi del doppio turno non piace a Francesca Barracciu, mentre piace a Renato Soru. Guardando a queste due opposte opzioni solo dal punto di di vista del risultato, si ricava che la Barracciu probabilmente ritiene di avere una base elettorale più solida, pronta a correre per lei alle urne, mentre Soru ritiene di poter catalizzare i voti di quanti al primo turno non lo voteranno.

Fatto sta che ancora non è chiaro se i turni saranno uno o due. Il segretario regionale del Pd Silvio Lai ha avanzato un proposta di compromesso: che si vada al ballottaggio solo se il vincitore avrà avuto meno del 40 per cento dei consensi. In effetti il “combinato disposto” tra eventuale turno unico alle primarie e sicuro turno unico alle Regionali (lo prevede la strana legge elettorale sarda), in caso di vittoria del centrosinistra potrebbe portare al governo della Sardegna una personalità scelta da appena un terzo degli elettori della coalizione e poi da un’analoga percentuale minoritaria di  sardi.

IL “CODICE ETICO” E LA PAURA DELLO SBARCO DI BEPPE GRILLO

Ma è la questione del codice etico a scaldare gli animi. Perché – benché sia apparentemente una questione “di principio” – in realtà ha già dei nomi e dei cognomi. Quelli del sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e di Renato Soru, rinviati a giudizio per reati che, secondo i codice etico del Pd nazionale, non precluderebbero la candidatura. Ma che sono comunque “antipatici” rispetto all’elettorato: abuso d’ufficio ed evasione fiscale.

I sostenitori di un codice etico più rigido, hanno dalla loro due argomenti “forti”: il caso della ministra Josefa Idem, costretta a dimettersi per un’evasione dell’Imu di poche centinaia di euro, e una considerazione tattica: se, infatti, come pare possibile, il candidato del centrodestra dovesse essere Ugo Cappellacci, contrapporgli un candidato rinviato a giudizio renderebbe molto complicato ricordargli i suoi guai giudiziari.

La previsione è che alla fine il tavolo del centrosinistra non definisca un codice etico più rigido e faccia proprio quello nazionale del Partito democratico. D’altra parte il problema e tutto interno al Pd. Un partito diviso, che si regge su equilibri delicati, e che non è in grado di reggere uno scontro interno sulle candidature. Ci si affiderà alla sensibilità individuale degli aspiranti governatori, corroborandola con gli scenari imbarazzanti che potrebbero determinarsi. A Beppe Grillo – che con tutta probabilità interverrà direttamente nella campagna elettorale sarda – non dispiacerebbe affatto avere a che fare con avversari in attesa di processo.

UNA NORMA PER TENERE ALLA LARGA IL PSD’AZ?

Intanto si profila un’altro problema di regole che nascondono nomi e cognomi. In questo caso il nome di un partito: il Psd’Az. E’ stato infatti proposto l’inserimento nel regolamento delle primarie di una norma che vieti l’ingresso nella coalizione di partiti che abbiano governato col centrodestra. I partiti o anche loro esponenti che, pur avendo preso successivamente le distanze dalla giunta Cappellacci, l’hanno sostenuta? Qua il nome diventa ancora più preciso. E’ quello del consigliere regionale Paolo Maninchedda, dissidente sardista da tempo al lavoro per la nascita di una nuova aggregazione politica sovranista.

N.B.

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share