Case in vendita a un euro, l’iniziativa di Nulvi e Ollolai contro lo spopolamento

“Venite a vivere nel nostro paese, le case costano 1 euro”. Sembra uno scherzo, invece è l’appello di Antonello Cubaiu, sindaco di Nulvi, e del primo cittadino di Ollolai, Efisio Arbau. I due Comuni hanno deciso di mettere in vendita alla cifra simbolica di un euro alcuni immobili dismessi, abbandonati da tempo. Le richieste ora arrivano da ogni parte del mondo. Un nuovo modo per salvare i paesi spopolati, su cui punta anche la Regione. “I comuni hanno deciso di dare attuazione a una norma, l’articolo 40 della legge 8 del 2015 che punta a riqualificare i centri storici, a rigenerare un patrimonio edilizio in degrado e a ripopolare i comuni – ha spiegato Cristiano Erriu, assessore regionale agli Enti locali – l’obiettivo è quello di combattere lo spopolamento“.

Da una parte i proprietari possono liberarsi di case fatiscenti, abbandonate magari per mancanza di fondi per ristrutturarle, perché stanchi di pagare le tasse o semplicemente perché vivono altrove; dall’altra si potrebbero attirare persone che non possono permettersi di comprare una casa. Le richieste iniziano ad arrivare da varie parte del mondo. Del resto, a chi non piacerebbe avere una seconda casa in Sardegna per trascorrere le vacanze? Nel caso di Nulvi, un paese di 2800 abitanti, le case si trovano a soli 15 minuti dallo splendido mare della costa settentrionale dell’Isola. “Abbiamo cinque case a disposizione, alcune in buone condizioni: bastano 20mila euro per ristrutturarle. Non poniamo il vincolo di residenza – ha spiegato il primo cittadino di Nulvi – perciò l’importante è che le persone arrivino nel nostro paese, anche solo per dieci giorni all’anno. Possono anche pensare di realizzare un bed and breakfast o un’attività imprenditoriale”. Nel caso di Ollolai invece le case vendute sono già due. “Una è stata venduta a un signore di Calasetta, mentre un’altra a una giovane coppia originaria di Ollalai ma che attualmente vive a Milano”, ha spiegato Arbau. E se da una parte la Regione cerca di rendere attrattiva l’iniziativa ricordando tutte le norme a disposizione per incrementare i posti di lavoro, anche i paesi fanno la loro parte. “La nostra idea è quella di proporre un modulo per attivare dei corsi rivolti ai cittadini che potranno imparare a fare il nostro formaggio, il fiore sardo, lavorare all’intreccio o dedicarsi a s’istrumpa”, ha raccontato Arbau.

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L’amministrazione regionale riconosce il valore sociale dell’iniziativa. “C’e a disposizione il bando che mette a disposizione dei giovani le terre incolte, vecchi caselli ferroviari e immobili che possono essere destinati a iniziative produttive per rendere i comuni più adeguati nel fornire servizi di qualità ai cittadini, per dare una risposta più efficace e più efficiente, in modo particolare agli imprenditori”, fa sapere la Regione per rispondere a chi chiede cosa potrebbe fare una persona che decide di trasferirsi in uno dei borghi spopolati. Come funziona? I sindaci interessati a partecipare predispongono un avviso per poter reperire gli immobili, poi quello per i cittadini che vogliono acquistare a un euro. I privati cedono le case al comune, l’amministrazione le offre a chi è interessato al costo simbolico di un euro con l’impegno, in tempi che variano da sei mesi a due anni, di ristrutturarle a spese proprie e riabitarle al fine di combattere lo spopolamento dei borghi dimenticati. Uno dei requisiti che fa acquistare più punteggio in graduatoria è quello di richiedere la forza lavoro dei residenti del paese per la ristrutturazione. Gaetano Ledda, sindaco di Bono e consigliere regionale di Sardegna Vera, che aveva proposto un emendamento al Piano Casa, ha rivolto un appello ai colleghi sindaci: “Aderite per mettere in moto la macchina organizzativa delle case a un euro, in questo modo si evita anche il pericolo, perché alcune case mettono a repentaglio la sicurezza dei cittadini”.

Monica Magro

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