Non è una novità che la Corte dei Conti abbia bocciato, a più riprese, il quinquennio di Ugo Cappellacci. Ma adesso emergono nuovi particolari sulla gestione del centrodestra al governo dell’Isola. Li ha scritti oggi il quotidiano La Repubblica che, in un’inchiesta di due pagine, solleva il coperchio sui trucchi delle Regioni italiane scovati dai giudici contabili. E la Sardegna fa una figuraccia, “perché da quelle parti si è davvero esagerato – è scritto – approvando (tra le altre cose) leggi senza copertura finanziaria”.
A distanza di un quasi un anno dalla fine della passata legislatura, ecco dunque l’amministrazione Cappellacci sotto la lente per “la violazione delle più elementari regole contabili“, si legge nell’inchiesta. Tutto nasce dal fatto che la Sardegna, per tre anni su cinque, precisamente nel 2010, nel 2011 e nel 2013, “è ricorsa all’esercizio provvisorio“. Ovvero, le rispettive Finanziarie sono state approvate in ritardo, imponendo ogni volta un tetto massimo di spesa, stabilito in dodicesimi. Ecco: anche quando l’Isola era in regime provvisorio, il Consiglio regionale ha varato leggi in cui “la copertura finanziaria era rinviata alla manovra di bilancio ancora da approvare“, seguendo come unica regola il “prima spendo e poi troverò i soldi”.
Nell’inchiesta della Repubblica, la Sardegna diventa un caso nazionale anche sul fronte della società partecipate, a cui la giunta Cappellacci ha destinato 445.558.477,36 euro nel solo biennio 2012-2013, come Sardinia Post aveva riportato lo scorso 23 giugno. Ciò che viene considerato un’anomalia nazionale è che “le risorse sono state trasferite anche a spa in perdita o senza contratto di servizio”. Oppure in liquidazione, come nel caso della Fluorite di Silius che nel 2007 prese il posto della Nuova Mineraria Silius spa, ma non sviluppò mai l’estrazione e la commercializzazione del minerale. Quindi nel 2008 la decisione di trasformarla in società di bonifica e messa in sicurezza degli impianti, poi l’avvio della liquidazione nel 2009. Ma nel 2013 “la società ha aumentato la propria spesa per il personale, passando da poco più di 3 milioni a 3,7″.
Insomma, una gestione senza controllo che vale una colpa grave per il centrodestra. “Si è potuto riscontrare – hanno scritto i giudici contabili – che la Regione non esercita alcuna verifica, anche in termini di semplice conoscenza, su aspetti essenziali ai fini dell’esercizio dei propri compiti gestionali e della propria programmazione finanziaria”.
Il risultato è che l’Isola ha contribuito a far aumentare la spesa delle Regioni che, in Italia, negli ultimi dieci anni, è cresciuta del 21 per cento contro il 17,5 di valore delle entrate. Risultato: la mannaia di Renzi è pronta a essere calata. Con la nuova Legge di stabilità ci sono tagli per 4 miliardi di euro.
Al. Car.
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