Cappellacci in ginocchio da Silvio: “Tutto quanto abbiamo fatto lo dobbiamo a te”

“Buongiorno a tutti, ciao Cagliari”. Ugo Cappellacci ha appena tolto le mani dalle spalle di Silvio Berlusconi, quando comincia dai saluti il suo ‘assolo’ elettorale. Saranno quaranta minuti di discorso in cui il governatore uscente ripete, sostanzialmente, concetti e metafore espressi nella convention del 19 gennaio, sempre alla Fiera. Ma se due settimane fa Cappellacci aveva detto che per via “dei venti di burrasca non siamo riusciti a raddrizzare la nave Sardegna”, stavolta il presidente della Regione cambia un po’ la rotta e spiega di “aver avviato un cambiamento epocale”.

IN GINOCCHIO DA SILVIO – Con le due ore e 13 minuti di ritardo accumulate da Berlusconi, Cappellacci può parlare solo alle 12,52. E proprio per il Cavaliere è il suo primo pensiero. “Presidente – dice il governatore – tutto quello che abbiamo fatto, siamo riusciti a realizzarlo perché possiamo contare su un leader straordinario, e quel leader sei tu”. A seguire il richiamo ai “venti di burrasca, venti bastardi, e sono tanti, a cominciare da uno Stato patrigno che da sessant’anni nega i diritti ai sardi. Non a caso, siamo la Regione italiana col più basso indice di infrastrutturazione”, vuol dire che “Roma non ci aiuta a investire in strade e ferrovie”.

LA 4 CORSIE – Cappellacci, tuttavia, lascia Berlusconi fuori dalla querelle con lo Stato patrigno: “Grazie al tuo governo, siamo riusciti ad appaltare tutti i lotti della Sassari-Olbia che, adesso, è una realtà. I lavori stanno per partire, tu mi avevi nominato commissario straordinario dell’opera proprio per accelerare le procedure dei bandi”. Si arriva così alla crisi economica, “la più brutta dal ’29”, ripete Cappellacci come già aveva fatto il 19 gennaio. “Le scene di guerriglia urbana viste in Grecia ci sono note, così come i fatti di Cipro, dove ai cittadini non è permesso accedere ai propri conti bancari. Noi vogliamo un presente e un futuro diversi, per questo ci piace un’Europa dei popoli, non un’Ue delle banche e dei burocrati”.

TRASPORTI – Cappellacci torna pure sui “cartelli degli armatori che, unilateralmente, nel 2009 deciso di aumentare i prezzi dei traghetti per la Sardegna. Denunciammo l’accaduto all’Antitrust che, anni dopo, ci ha dato ragione multando pesantemente le compagnie di navigazione. Non solo: per difendere il diritto alla mobilità abbiamo organizzato una Flotta tutta nostra che ha trasportato 500mila passeggeri facendo segnare un più 9 per cento nei collegamenti navali. Ma Bruxelles non ci ha dato ragione (di questi giorni la sanzione di oltre 10 milioni), ma noi non ci arrendiamo”.

PER LE IMPRESE – Nell’elenco di traguardi raggiunti, sempre recuperando il discorso di gennaio, il governatore uscente dice ancora: “Abbiamo istituito con la Sfirs (il braccio economico della Regione) il più grande fondo di garanzia d’Europa. Per ora le imprese possono contare su 200 milioni, ma puntiamo ad arrivare a 800. Ammonta invece a 100 milioni il fondo per il microcredito, il più grande d’Italia: ha l’obiettivo di finanziare e sostenere i piccoli progetti”.

I LAVORI DELL’AULA – Ancora: “Abbiamo ridotto da 80 a 60 il numero dei consiglieri regionali, abbiamo abolito i vitalizi per gli onorevoli, eliminato i fondi ai gruppi e cancellato i Cda. Noi, a differenza del centrosinistra, non aumenteremo le tasse. Noi vogliamo abbassarle, perché riducendo la pressione fiscale aumenteranno i consumi e quindi il lavoro”.

PROMESSA ELETTORALE – Il governatore azzurro lancia anche “il piano della green economy: investiremo un miliardo e mezzo creando 8mila nuovi posti di lavoro con l’obiettivo di dimezzare le bollette elettriche dei sardi. Noi vogliamo un’Isola che non guardi più verso la Germania, ma verso l’Africa, perché il futuro è lì, visto che nel 2050 quel continente avrà una popolazione di 2,5 miliardi”.

ALL’AMICO DI BERLUSCONI – Chiuso il capitolo del suo “Detto, fatto”, Cappellacci passa ai ricordi più strettamente personali. “Il virus della politica mi ha colpito molti anni fa, quando venni scelto per fare l’assessore regionale. Mi chiamò una persona che non c’è più, Romano Comincioli (grande amico di Berlusconi), una persona che io porto sempre nel mio cuore. Mi disse di non lasciare che la politica mi cambiasse, semmai di fare il contrario”. Con l’ultimo appello a Berlusconi, Cappellacci attacca gli alfaniani: “Presidente, sai bene che io non mi sono mai allontanato da te (Cappellacci stracciò la tessera del Pdl, ndr), ma ero arrabbiato con quei ministri che non facevano gli interessi della Sardegna e non hanno dimostrato attenzione nemmeno per Forza Italia”.

Alessandra Carta

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