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Berlusconi non è più senatore. Il lutto dei forzisti sardi

Palazzo Madama, ore 17,43. Silvio Berlusconi non è più un senatore della Repubblica, ha deciso l’Aula a voto palese: 193 “sì”, 112 “no” e 4 astenuti. Gli azzurri sono terrei in volto, un lutto che non fa eccezione tra i parlamentari sardi. Tra chi ha votato (contro), come Emilio Floris, e quanti hanno seguito la diretta tv, è il caso dei deputati Salvatore Cicu e Paolo Vella.

Sul fatto che la decadenza passasse, Floris non ha mai avuto dubbi. Tanto che qualche ora prima del verdetto, aveva detto: «È già tutto deciso, basta sentire gli interventi in Aula». Poi il rammarico a caldo, con la decisione appena presa: «Il presidente Berlusconi è stato sconfitto per via giudiziaria andando contro il voto popolare. E mi riferisco a quei dieci milioni di italiani che, a febbraio, l’avevano scelto come premier e come guida dell’intero centrodestra».

Cicu usa parole diverse, ma la sostanza non cambia: «È un giorno di grande sofferenza per tutti noi», sottolinea il deputato. «Con una tempistica da guinness dei primati – aggiunge – il centrosinistra ha voluto estromettere dalle istituzioni uno dei più importanti leader della storia italiana. E lo ha fatto imponendo il voto palese per limitare le decisioni secondo coscienza. Il Pd, del resto, era sotto il ricatto del proprio elettorato, preferito agli interessi del Paese».

Vella bolla come «vergognoso» il percorso seguito dal Senato per fare decadere il Cavaliere. «Da cittadino italiano – chiarisce – sono indignato per il trattamento riservato a un parlamentare della Repubblica, punito solo perché di cognome fa Berlusconi». Il deputato non lo nasconde: «Capisco che quella del nostro presidente sia per alcuni una figura deleteria, ma oggi il nostro Paese subisce un pesante danno di immagine».

I tre parlamentari sardi si tengono alla larga dal dibattito giuridico che ha diviso perfino i costituzionalisti. Ma qualcosa la dicono, a cominciare da Floris: «Fa specie l’applicazione retroattiva della legge Severino. Peraltro, gli avvocati del Cavaliere hanno annunciato la presentazione di nuovi documenti che potrebbero ribaltare il verdetto dei giudici. E magari anche per questo è stato accelerato il voto sulla decadenza, un’azione piuttosto grossolana».

Oltre all’applicazione retroattiva della legge Severino, Vella si sofferma su un altro dettaglio: «È quantomeno strano che il management di Mediaset sia stato assolto, mentre Berlusconi condannato». Cicu disegna lo scenario politico nazionale: «Mi pare che l’Italia si avvii verso il voto anticipato. La decadenza, per come è stata architettata, non potrà non avere effetti. Si aggiunga la spallata che Matteo Renzi darà al governo Letta non appena diventerà segretario del Pd».

Nelle riflessioni dei parlamentari sardi c’è spazio anche per auspici e ricordi. «Berlusconi non è più senatore, ma non per questo si esaurisce il suo ruolo politico, la sua leadership». Vella, che conobbe il Cavaliere da direttore dell’Ufficio per la Tutela del paesaggio, racconta di quella sera a La Certosa. «Al presidente avevo appena bocciato la realizzazione di un campo da tennis nella sua residenza di Porto Rotondo. Mi invitò a cena perché gli spiegassi quali criteri usassero i miei uffici per valutare ammissibile, o meno, una pratica urbanistica. Fu un piacevolissimo incontro. E tempo dopo, quando l’allora governatore Soru non mi rinnovò l’incarico da direttore, accettai la candidatura in Parlamento». Il campo da tennis, comunque, «ottenne il via libera successivamente – spiega Vella -, quando Berlusconi ampliò il terreno intorno a La Certosa, acquistando altri quaranta ettari».

Insomma, i parlamentari sardi eletti col Pdl (ci sarebbe anche Mauro Pili che poi ha lasciato il partito) fanno quadrato intorno al Cavaliere. Cicu, che pure era schierato con Angelino Alfano prima che quest’ultimo fondasse il Nuovo centrodestra (Ndc), chiama all’unità: «Speriamo di poterci ritrovare tutti insieme. Ogni volta che il Cavaliere finisce sotto tiro, il nostro elettorato si ricompatta, sta succedendo anche in Sardegna».

Alessandra Carta

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