Assemini e Iglesias. Test per le Regionali: mezzo disastro per il Pd. Catastrofe totale per il Pdl

Vittoria a Iglesias, catastrofica sconfitta ad Assemini per il centrosinistra. Doppia sconfitta per il centrodestra. Le due principali coalizioni escono con le ossa totalmente o parzialmente rotte dai ballottaggi delle amministrative. E la Sardegna va verso le Regionali in una situazione politica ancora più fluida e confusa.

Iglesias. Emilio Gariazzo, il candidato del centrosinistra (e dei Riformatori), ha vinto col 51,68 per cento (pari a 7.216 voti). Gian Marco Eltrudis, sostenuto dal centrodestra (e dall’Udc di Giorgio Oppi) si è fermato al 48,4 per cento (6.724 voti). Si è poi rafforzato un terzo partito, il partito invisibile dell’astensione, che è arrivato quasi a ottenere la maggioranza assoluta. La percentuale dei votanti è stata del 51 per cento. In termini assoluti significa che 10.800 elettori iglesienti hanno preferito restare a casa.

Assemini. Dopo l’arrivo di Beppe Grillo si era detto che il paese delle panadas e della ceramica poteva diventare la ‘Stalingrado’ dei grillini isolani, come Parma lo è stata per il movimento a livello nazionale. Adesso si può dire che è stata anche la Waterloo per il Partito democratico. Un disastro: il 68,2 per cento al candidato a 5 Stelle Mario Puddu (6884 voti), il 31,7 per cento al democratico Luciano Casula (3029 voti).

Se queste elezioni sono da considerare un test per le Regionali, Pd e Pdl hanno di che preoccuparsi. Il risultato di Assemini dice che il Movimento 5 stelle, dove riesce a presentare un candidato credibile, riesce ancora a sfondare. E i democratici, quando si presentano divisi, vengono travolti. Il risultato di Iglesias, invece, si presta a essere piegato ai tatticismi della politica tradizionale. Emilio Garziazzo ha vinto anche grazie al sostegno dei Riformatori (che alla Regione governano con Cappellacci) e questo è un argomento a favore di chi vorrebbe estendere a destra l’alleanza di centrosinistra.

A favore di chi invece sostiene l’opportunità di un cambiamento radicale – con l’individuazione di un candidato governatore fuori dagli apparati – c’è l’impressionante risultato negativo di Luciano Casula, un ex sindaco: in quattro anni i democratici hanno persone metà dei voti. E nemmeno l’evidenza del passaggio al candidato “grillino” di un considerevole numero di elettori del centrodestra basta a spiegare una sconfitta di queste dimensioni.

Ci saranno conseguenze negli assetti regionali del Partito democratico? A giudicare da quanto ieri è accaduto a Oristano – dove, mentre era in corso lo spoglio di Assemini e Iglesias, si è riunita l’assemblea regionale del Pd – parrebbe di no. Al contrario, la proposta del segretario Silvio Lai alla fine è passata all’unanimità. La battaglia è rinviata alle primarie per la scelta del governatore. Intanto il vertice del partito resta al suo posto.

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