Assalto (bipartisan) alle coste sarde: Solinas irritato, ma il conto non torna

Delle due, l’una: o l’assessore regionale all’Urbanistica, Quirico Sanna, sta per saltare, oppure il presidente Christian Solinas è meno irritato di quando abbiano fatto filtrare l’altro ieri da Villa Devoto. Può essere sintetizzato così il quadro politico sardo all’indomani dell’assalto alle coste, quella delibera con la quale il primo aprile la maggioranza di centrodestra ha tirato fuori dal cassetto due progetti avviati dal centrosinistra nel 2017. Uno ad Arbus, dove la srl ‘Le Dune service’ deve riqualificare l’albergo esistente; l’altro a Castiadas, nel lato est dell’Isola scelto dalla ‘Domus Sardinia’, società di Gallarate, per realizzare ex novo un hotel a cinque stelle, sulla spiaggia di Monte Turnu.

L’approvazione di quella delibera in sé non ha sorpreso. Non è un mistero che Solinas e la coalizione al governo della Sardegna credano in uno sviluppio turistico a metà tra la vacanza e il mattone. Un po’ quello che il centrosinistra di Francesco Pigliaru ha fatto non solo quando ha tenuto in vita il Piano casa, ma anche attraverso la nuova legge urbanistica poi ritirata, quasi in un pentimento dell’ultima ora, e con la quale erano previsti premi volumetrici pure nella fascia dei trecento metri dal mare.

Ecco. Quella filosofia bipartisan ha ripreso a occupare la scena politica sarda il primo aprile. In piena emergenza coronavirus. Con una stranezza saltata subito all’occhio: la delibera della discordia, valsa sui social una vera e propria sommossa, non era firmata da Solinas. Ad avallarla è stata la numero due della Giunta, l’assessora al Lavoro e vicepresidente dell’Esecutivo, Alessandra Zedda.

Tutto regolare? Manco per sogno, come ipotizzato. A ventiquattro ore dalla protesta social, il governatore, senza mai rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale, ha mandato a dire di essere irritato. Che è un po’ meno di furente, ma comunque è segno di un discreto fastidio. Il governatore ha lasciato intendere che di quella delibera, per quasi 25 milioni di investimenti, di cui 9.237.480 euro ad Arbus e 14.647.790 a Piscinas, lui non sapeva nulla (qui il testo integrale).

Ora: Solinas – anche solo per dove è arrivato, sbaragliando concorrenti con ambizioni almeno uguali alle sue – non è certo uno sprovveduto. Dire di essere irritato, significa che i suoi, in questo caso l’assessore Sanna, del suo stesso partito nonché il proponente della delibera, è riuscito a prenderlo in giro in combutta con la Zedda. Che ha messo la firma al documento. Non solo: portando alle estreme conseguenze questo stesso ragionamento, il primo aprile, come se Solinas avesse Saturno contro, si è preso gioco di lui pure la Dg della presidenza, Silvia Curto, una avvocata prestata al ruolo di prima manager in Regione e che pur di averla lì il governatore ha chiesto alla sua stessa maggioranza di cambiare la legge sul reclutamento dei direttori generali.

Il conto dell’irritazione, a ben vedere, non torna. Ma siccome tutto può succedere, mettiamo il caso che la Zedda abbia firmato distrattamente, senza sapere che Solinas non sapesse nulla della delibera, e anche lei è stata vittima di una trama ordita da Sanna e dalla Curto (restano solo loro due, a questo punto). L’assessora al Lavoro sarebbe comunque responsabile di una leggerezza non ammessa, quando si ricopre un incarico istituzionale. E non ci sarebbe più un valido motivo per lasciarla al proprio posto. Solinas avrebbe tutto il diritto di aprire persino un casus belli con Forza Italia, il partito della Zedda, pur di tutelare gli equilibri nell’Esecutivo.

Ancora un’altra cosa sono i rapporti tra Sanna e Solinas. L’assessore all’Urbanistica, come noto, è arrivato a Cagliari dalla sua ridente Monti, in Gallura, solo perché il governatore lo ha voluto al suo fianco in Giunta. Sennò il titolare dell’Urbanistica non si sarebbe mosso dai dintorni di Olbia, non almeno per fare politica. Sanna sa essere fedele come pochi. E a Solinas dimostra vicinanza sin da quando, anni fa, lasciò An per entrare nel Psd’Az che il governatore sardo si apprestava a plasmare a propria immagine e somiglianza. Insomma, vedere l’assessore all’Urbanistica che prova a fare le scarpe al suo mentore, stona per la stessa storia politica di Sanna. Che del Partito sardo d’azione è pure il vicepresidente, quindi in caso di tradimento al capo (cioè a Solinas) perderebbe capra e cavoli. Peraltro: ordire un blitz in Giunta approfittando di un’assenza, sarebbe persino una roba da pavidi. Anche un po’ cinematografica.

Tutto questo per dire che l’irritazione di Solinas, se c’è, non può riguardare il non sapere che in Giunta, nella seduta del primo aprile, c’era all’ordine del giorno proprio quella delibera su Arbus e Castiadas. Quanto basta per capire che la versione sul fastidio non regge, nei termini circolati sinora. A meno che oggi l’assessore Sanna non venga silurato. Allora sì che ci sarebbe la prova dello sgarbo commesso nei confronti di Solinas. Il quale avrebbe tutto il diritto di essere furioso, non solo irritato. Ma a quel punto, in nome della correttezza politica, dovrebbe fare anche un po’ di pulizia e distinguere meglio tra amici e nemici.

Le prossime ore saranno decisive per capire come è realmente andata in maggioranza la faccenda dell’assalto alle coste. Al momento i contorni sono poco chiari. Al puzzle dell’irritazione mancano ancora tasselli. Così non può dirsi completato. Nemmeno nel caso in cui si arrivi alla ritiro della delibera. Una mossa che andrà motivata per bene. E se un colpevole c’è, il nome andrà fatto. Sapere che in Giunta i colpi bassi sono un’opzione quando si tratta di decidere il futuro dell’Isola, non sarebbe per nulla rassicurante.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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