di Alessandra Carta
Il rimpasto della Giunta regionale non arriva nemmeno con l’uovo di Pasqua. L’annunciata staffetta di assessori torna in freezer e lì starà per tutte le feste. Il presidente della Regione, nominato nei corridoi del Palazzo il re della melina, sta prendendo ancora tempo perché l’arresto Valerio De Giorgi a fine marzo e la condanna di Antonello Peru decisa ieri dal Tribunale di Sassari aprono la strada a una doppia sostituzione di consiglieri, quindi a nuovi equilibri in Aula.
De Giorgi, eletto nel 2019 con Fortza Paris, verrà sostituito dall’ex vigile urbano Paolo Congiu; al posto di Peru entrerà invece Marco Tedde in quota Forza Italia. C’è poi Sara Canu, l’eterna indecisa dei gruppi, entrata nella massima assemblea sarda in quota Lega e poi passata ai Riformatori, ma andata via anche da lì.
La posizione di Tedde non è in discussione. L’ex sindaco di Alghero, attuale consulente nell’assessorato al Lavoro guidato dall’azzurra Alessandra Zedda, è un berlusconiano da quasi trent’anni. E non ha mai cambiato casacca. Congiu, invece, lo stanno corteggiando i Riformatori, rimasti in due dopo la fuga della Canu e quindi bisognosi di un terzo consigliere poter formare il gruppo consiliare (al momento Michele Cossa e Aldo Salaris sono dovuti approdare nel Misto). Congiu non dispiacerebbe nemmeno al Psd’Az che così salirebbe a quota dodici scranni, includendo quello di Solinas.
Il partito del presidente era partito da otto (Solinas incluso). Poi cammin facendo ha fatto shopping di consenso portando dalla propria parte l’ex liberal democratico Alfonso Marras; l’ex di Sardegna 20Venti, Domenico Gallus, e l’ex grillina Elena Fancello. Adesso i Quattro Mori stanno puntando su Congiu e sulla Canu.
Il vigile urbano in pensione è marcato stretto anche dai Riformatori, i quali hanno bisogno di un terzo scranno per esistere come partito con diritto di voto. La perdita del gruppo consiliare è uno smacco per i liberal democratici che sono una forza politica tutta sarda.
Solinas ha già fatto passare un anno prima di fare il rimpasto promesso e sino a quando la ‘campagna acquisti’ non è delineata, non si prende l’onore di avviare i cambi promessi. Prima di tutto per dare all’Udc il secondo assessorato, al momento il partito più sottodimensionato dell’Aula, visto che lo scudo crociato di Giorgio Oppi ha un solo assessorato, in mano ad Andrea Biancareddu (Pubblica istruzione e Cultura) a fronte di sei consiglieri.
Vero che con la sospensione di Peru per diciotto mesi, l’Udc perde un pezzo. Ma Forza Italia che somma quattro consiglieri, ha dall’inizio della legislatura due deleghe nella squadra di governo: una con la Zedda, l’altra con Giuseppe Fasolino, il titolare della Programmazione.
Non che Solinas voglia togliere qualcosa ai berlusconiani, e nemmeno prendere dalla Lega (anzi: il Carroccio è il solo partito che può aiutarlo nel desiderio di tornare in Parlamento). Ma qualche mossa la deve pur fare se davvero è interessato a fare il rimpasto promesso, tanto da aver avviato due settimane fa gli incontri bilaterali coi partiti.
Venerdì è previsto che a Villa Devoto vada la delegazione del Psd’Az. Dal partito del presidente emerge qualcosa: Franco Mula, il capogruppo, non sarebbe più interessato a fare l’assessore. L’informazione sui sardisti va poi incrociata con quella sui Fratelli d’Italia, visto che in questi giorni la coordinatrice regionale Antonella Zedda veniva data in Giunta al posto di Gianni Lampis.
Ma su Lampis, titolare dell’Ambiente, continuano ad arrivare buoni riscontri dagli uffici, ragion per cui non c’è motivo di cambiarlo, si ragiona nel partito. Vero che pure negli Fdi non tutto fila liscio: Lampis è espressione della corrente che fa capo al consigliere regionale Francesco Mura che ha dalla sua anche gli altri due onorevoli del gruppo, ovvero Antonio Mundula e Fausto Piga. La Zedda, invece, è vicina al sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, e al deputato Sasso Deidda.
La mossa zero del rimpasto resta il siluramento di Anita Pili, alla guida dell’Industria, quota Sardegna 20venti che in Aula ha un solo scranno, quello del consigliere Stefano Tunis. Il quale all’inizio della legislatura era pappa e ciccia con Solinas. E proprio in virtù di quella vicinanza Tunis fa le sue mosse per non perdere la casella nell’Esecutivo.
Di certo se gli Fdi non cambiano Lampis con la Zedda, la donna devono metterla i Riformatori che con due soli consiglieri sono ugualmente sovradimensionati. Soprattutto perché hanno in mano i Lavori pubblici, assessorato molto pensante visto che lì confluiranno i milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel frattempo Solinas sta alla finestra. il presidente non ha mai fretta.