Agricoltura, Falchi: “Ue non ha bocciato il Psr, non perderemo i fondi”

La Sardegna non rischia affatto di perdere i finanziamenti da 1 miliardo e 308 milioni di euro del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, dopo le osservazioni inviate da Bruxelles sulla bozza da noi proposta lo scorso luglio. Chi lo dice, o non conosce affatto le dinamiche di confronto che caratterizzano la stesura del programma con l’Unione europea, o vuole più semplicemente alimentare una polemica strumentale e fondata sul nulla”. L’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, risponde così alle affermazioni del coordinatore dei Riformatori sardi Michele Cossa, che nel pomeriggio aveva parlato di “bocciatura del piano” e attaccato “l’approssimazione con cui la Giunta si muove anche su temi estremamente delicati e strategici”.

“Il programma non viene mai approvato nella prima bozza – spiega l’assessore -, sono necessarie invece numerose interlocuzioni e modifiche che quest’anno hanno visto la Sardegna andare meglio della media nazionale delle altre regioni. Alcune di queste hanno avuto dall’Europa oltre cento osservazioni in più di noi”.

All’Assessorato stanno lavorando da mesi per stilare le correzioni che saranno presentate in un documento definitivo il prossimo 19 marzo, prima di altre regioni. “Le integrazioni al Psr sono di due tipologie – spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru -: le prime riguardano le osservazioni dell’Ue, mentre le altre si inseriscono in corsa su interventi che a luglio 2014 ancora non esistevano e che proponiamo di nostro. Un esempio per tutti può essere quello che riguarda la legge regionale sull’eradicazione della peste suina africana: questa estate era ancora in elaborazione e oggi dobbiamo apportare le opportune modifiche nel nuovo Psr”.

Sulla stesura del programma e sul fatto che si sia detto erroneamente che la Regione ha tagliato risorse importanti su alcune voci centrali, il direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, Sebastiano Piredda, ha precisato: “La struttura del Psr prevede dei minimali di finanziamento non modificabili in alcun modo. Ciò avviene per gli investimenti destinati alle aree rurali, che non possono essere inferiori al 5% del totale delle risorse, così come non si può scendere sotto il 30% per l’agro-ambientale”.

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