Agricoltura, Copagri: “La Regione assegni terreni pubblici ai giovani”

I giovani non disdegnano il lavoro agricolo, ma per far crescere il settore occorre favorire il loro ingresso sfruttando i tanti incentivi esistenti, non ultimo l’assegnazione dei terreni pubblici disposta dal Governo. Assegnazione dalla quale mancano a sorpresa i terreni sardi. La conferma arriva dall’ultimo censimento agricolo che sottolinea un lieve aumento del numero dei giovani che entra in agricoltura. Il tema del ricambio generazionale rimane però attuale e di primaria importanza. Per queste ragioni, se si vuole accrescere la competitività del settore, sostiene Copagri, occorre incentivare al massimo la presenza di giovani imprenditori in campo agricolo. Le misure incentivanti non mancano. A livello europeo, il Psr ancora in attuazione e quello nuovo in fase di negoziazione con Bruxelles, prevedono misure per il loro ingresso. Il Governo nazionale, con l’approvazione della recentissima legge 116 dello scorso 11 agosto, ha disposto interessanti agevolazioni per l’acquisto e per l’affitto di fondi rustici, mutui a tasso zero per gli investimenti, garanzia Ismea e abbattimento del costo della commissione di garanzia. Con decreto ministeriale pubblicato a fine luglio, sempre il Governo italiano ha disposto la dismissione, per vendita o affitto, del vasto patrimonio demaniale statale. Stupisce che in questi elenchi non vi sia traccia di terreni ubicati in Sardegna. È necessario che la Regione ne chiarisca le ragioni.

”La Regione – ha affermato Ignazio Cirronis, presidente di Copagri Sardegna – può comunque disporre, a favore dei giovani innanzi tutto, la dismissione del vasto patrimonio agricolo facente capo al demanio regionale tra cui i terreni di Surigheddu e Mamunthanas sui quali è da decenni che si dibatte senza costrutto”. I giovani, preferibilmente associati, potrebbero essere indirizzati, per esempio, ad incrementare il tasso di autoapprovvigionamento alimentare sardo come rappresenterebbe la realizzazione di un centro di ingrasso dei vitelli da carne, che oggi vengono trasferiti in continente a sei mesi, lasciando alla Sardegna il valore aggiunto creato.

 

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