Regionali, parte la corsa: 7 candidati governatore e 34 simboli

Sette candidati alla guida del governo sardo. Due donne (Michela Murgia, leader di “Sardegna Possibile” e Cristina Puddu per “Meris”, l’organizzazione di Doddore Meloni) e cinque uomini (l’uscente di centrodestra Ugo Cappellacci, il neodesignato leader del centrosinistra Francesco Pigliaru, l’ex governatore e capo di “Unidos” Mauro Pili, e poi Pier Franco Devias per il “Fronte indipendentista unidu” e Gigi Sanna per il “Movimento zona franca”).

La sfida per il governo della Sardegna comincia. Sarà una corsa molto breve rispetto ai tempi tradizionali della politica – al 16 febbraio mancano di cinque settimane – e dall’esito incerto. L’assenza del Movimento 5 Stelle mette in libera uscita più di 270mila voti e rimette in discussione tutti i sondaggi svolti fino a ora.

E, se i nomi dei candidati sono definiti, ancora non lo sono le coalizioni. Per esempio non è ancora chiaro dove andranno ad accasarsi questa volta i titolari di uno dei simboli più gloriosi tra i 34 che sono stati presentati entro le 20 di ieri sera alla corte d’appello di Cagliari, quello del Partito sardo d’Azione che ancora è sospeso tra il centrodestra e il centrosinistra. E alla fine (rientra tra le possibilità) potrebbe anche volgere verso Unidos di Mauro Pili, come ha appena fatto il capogruppo del Psd’Az della Provincia di Sassari Giovanni Moro.
Sarà una campagna elettorale segnata dalla presenza di tematiche indipendentiste, identitarie, sovraniste. Esclusi i leader delle due coalizioni tradizionali, tutti gli altri candidati al governo dell’Isola – pur così diversi tra loro –  le hanno nel loro orizzonte di riferimento. Un “clima” di cui si trova riscontra anche nei nomi che compaiono nei loghi depositati negli uffici giudiziari di Cagliari, un terzo dei quali sono in limba.

Ma le tematiche “identitarie” – in particolare il rapporto conflittuale con Roma –  marcheranno anche la campagna elettorale del governatore uscente Cappellacci. Il quale appena una settimana fa ha tenuto a far sapere di aver scritto “in sardo” al presidente del Consiglio Enrico Letta. Mentre i suoi sostenitori, immediatamente dopo la nomina di Pigliaru, hanno avviato un’azione di propaganda volta ad associare il nome del “professore sardo” a quello del “professore italiano” Mario Monti.

Sarà una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Un “tutti contro tutti” che con tutta probabilità si attenuerà di molto subito dopo il voto. Quando, a causa dello sgangherato sistema elettorale approvato dal consiglio regionale uscente, la coalizione vincente si ritroverà con una maggioranza così ristretta da obbligarla a cercare un po’ di voti nell’opposizione. C’è, infatti, chi già prevede una legislatura breve.

N.B.

 

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