Trincas (Asarp): “La riforma psichiatrica? Siamo ancora lontani”

Gli organici sono carenti, le strutture e i progetti sono inadeguati a percorsi di ripresa, mancano pratiche di prevenzione ed educazione alla salute mentale. Infine è spesso assente un dialogo tra cittadini e istituzioni e prevale in troppi casi l’emergenza alla cura. Questo, in sintesi, il resoconto della conferenza nazionale per la salute mentale organizzata a Roma l’11 e 12 maggio dall’Unasam, Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale. Alla conferenza, dal titolo “Diritti Libertà Servizi verso una conferenza nazionale per la salute mentale”, erano presenti circa 300 persone provenienti da tutta Italia e anche una delegazione sarda.
I lavori sono stati aperti da Gisella Trincas, presidente nazionale dell’Unasam e presidente dell’Asapr, associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica. Un’occasione, quella della conferenza romana, per fare il punto sul sistema sanitario nazionale e in particolare sulla situazione della Sardegna a 40 anni dall’approvazione della legge 180 del 1978, nota come ‘Legge Basaglia‘ dal suo ideatore, che ha chiuso i manicomi italiani e ha trasformato completamente la vita delle persone che soffrono di disturbi psichici.

LEGGI ANCHE: Malattie mentali, per le cure l’Isola spende metà di quanto dovrebbe

Se esistono delle criticità comuni a tutto il paese, come la carenza di personale e di psicologi, l’assenza di personale dedicato alla riabilitazione psicosociale, la ripresa di una cultura custodialistica e repressiva e di pratiche di contenzione fisica e chimica, ci sono dei problemi tutti sardi.

A iniziare dal dialogo tra istituzioni e cittadini. “Manca un tavolo di confronto democratico con Regione e Assessorato regionale alla Sanità – ci ha detto Gisella Trincas al ritorno dalla conferenza romana – e la commissione regionale Salute Mentale, nonostante le continue sollecitazioni inviate alle istituzioni, non è stata convocata dal 2009”.

Il sistema sanitario regionale ha subito poi grandi cambiamenti con la nascita dell’Ats, l’azienda per la tutela della salute che da un anno ha uniformato le vecchie aziende locali: “I Dipartimenti di Salute Mentale hanno subito un gravissimo ridimensionamento nella nuova programmazione regionale che non abbiamo condiviso. Da otto dipartimenti si passerebbe a tre con un deciso peggioramento nel governo dei servizi territoriali. Uno dei capisaldi della riforma sanitaria era costituito dal decentramento di servizi e del governo dei servizi, si torna quindi all’accentramento di funzioni e del potere decisionale. E anche i servizi territoriali o Csm, quei pochi che erano aperti 12 ore dal lunedì al sabato, hanno subito una riduzione. A Cagliari, ad esempio, chiudono il venerdì mattina alle 14 ed è stata istituita la ‘guardia aziendale’ che non risponde certamente ai bisogni dell’utenza ma ad una esigenza puramente ragionieristica. Gli altri sono ambulatori territoriali con una apertura ancora minore di alcune ore per qualche giorno”.

Altro punto dolente è il personale, “ridotto ai minimi termini – denuncia ancora Trincas – con carenze di organico preoccupante che non consentono al personale in servizio di dare risposte soddisfacenti alla enorme richiesta di intervento che proviene dal territorio. Quasi ovunque non sono garantiti un numero adeguato di psicologi e assistenti sociali e si fa grande fatica a garantire ai casi più gravi una presa in cura adeguata che consiste non solo nelle cure farmacologiche quando servono e per il tempo necessario, ma nella costruzione dei percorsi riabilitativi per l’abitazione, il lavoro, la formazione e le relazioni sociali. Tutte cose che in salute mentale sono il fulcro dell’intervento”.

Infine, i finanziamenti: il Progetto Obiettivo sulla Tutela della salute mentale, documento programmatico emanato nel 1994 per attuare la riforma, aveva previsto che ogni regione investisse almeno il 5% della spesa sanitaria nella salute mentale. In Sardegna siamo fermi alla metà, il 2,6%. “I Dipartimenti per la Salute mentale, uffici regionali del Ministero, non hanno propri fondi per la costruzione dei percorsi riabilitativi nel contesto di vita delle persone. I contributi della legge 20 del 1998, che garantiscono sussidi a favore delle persone con sofferenza mentale, hanno subito un’ulteriore ridimensionamento legando l’erogazione della prestazione all’Isee familiare: un intervento che doveva essere socio-riabilitativo si è trasformato in aiuto economico alla famiglia”. Come se non bastasse ci sono stati recenti casi di cronaca nel Cagliaritano, sfociati in una denuncia, che fanno emergere una scarsa sensibilità verso le persone in situazioni di disagio.

Infine, sottolineano ancora dall’Asarp, “si continuano a usare pratiche coercitive come le contenzioni, lesive della dignità delle persone. E i servizi psichiatrici di diagnosi e cura continuano a mantenere la loro natura di intervento di urgenza ed emergenza”.

Francesca Mulas

LEGGI ANCHE: Lo psichiatra Alessandro Coni: “Sulla salute mentale siamo sulla strada giusta”

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share