Assessora ai Tributi di Nuoro non pagava Imu e Tari, ricorso al Tar. Decisione ad aprile

Alessandra Carta

Si arricchisce di un nuovo capitolo la querelle giudiziaria che vede coinvolta Rachele Piras, l’assessora ai Tributi di Nuoro che con la stessa amministrazione ha un debito di 416.962 euro per Imu e Tari non pagate. Il mancato versamento dei balzelli riguarda undici anni di tassazione, dal 1° gennaio del 2012 al 31 dicembre del 2020, sul patrimonio di famiglia. Case e locali commerciali.

Contro la Piras, commercialista di professione, c’è un ricorso al Tar presentato da un cittadino di Nuoro, Felice Corda, per il tramite dell’avvocata Irene Melis. Parte in causa è lo stesso Comune che il 30 luglio del 2020, ha concesso all’assessora e alle sue sorelle di dilazionare il debito. Il patrimonio della famiglia Piras è gestito in regime di comunione ereditaria e, stando a quanto prevede la legge in questi casi, gli eredi sono “co-obbligati in solido” “per i debiti relativi” alla totalità del patrimonio posseduto.

Il ricorso al Tar riguarda un’istanza di riesame negata dal Comune a Corda insieme una richiesta di accesso agli atti. La battaglia davanti ai giudici amministrativi si aggiunge alla denuncia in Procura che lo stesso cittadino aveva presentato tempo fa contro l’assessora e il suo doppio ruolo di titolare della delega ai Tributi nella Giunta municipale e il debito maturato sullo stesso versamento delle tasse.

Nella sua battaglia di giustizia, Corda, come si legge nel ricorso, contesta il fatto che il Comune di Nuoro abbia concesso alla sua assessora “un piano di ammortamento di carattere eccezionale ed illegittimo, consistente in una rateizzazione ventennale, all’esiguo tasso di interesse dello 0,01 per cento sul montante debito complessivo, con scadenza della prima rata differita al 31.08.2021, e ciò in totale spregio alla normativa vigente in materia e facendo letteralmente strame dei principii di imparzialità e di buon andamento della Pubblica amministrazione”. Ecco perché Corda ha chiesto il riesame poi negato dagli uffici municipali.

Quanto all’accesso agli atti, il Comune non ha acceso luce verde sostenendo, tra le altre cose, che da una simile condotta potesse “derivare un possibile pregiudizio alla tutela dei dati personali”. L’avvocato Melis si è opposta al diniego adducendo, a difesa delle ragioni del proprio assistito, tutta una serie di motivazioni, tra cui il fatto che “il principio del primato del diritto di accesso opera anche in presenza di ‘dati sensibili’ contenuti nell’atto di cui si richiede l’esibizione, ove la cognizione di questi risulti necessaria per la tutela giurisdizionale degli interessi del richiedente”.

L’avvocata fa notare che “alla data del 5 dicembre”, quando il ricorso al Tar della Sardegna è stato presentato, “la denuncia in Procura è ancora al vaglio degli inquirenti e non risulta presentata, ad oggi, alcuna richiesta di archiviazione”. Adesso la palla passa ai giudici amministrativi. La sentenza è attesa il prossimo 30 aprile.

Un anno fa, quando la notizia della denuncia occupò le pagine della stampa nuorese, l’assessore si difese sostenendo “di non avere alcun debito nei confronti del Comune”. Ma come rilevato dall’avvocata di Corda, la Procura sta continuando a lavorare sul faldone da quasi mezzo milione di euro.

Alessandra Carta

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