Centrale idroelettrica su diga del Liscia: nuova frenata, ricorsi della Regione

La Regione ricorre alle Sezioni unite della Cassazione e alla Corte di giustizia europea per bloccare la centrale idroelettrica del Liscia. È l’ultimo capitolo della infinita battaglia giudiziaria fra il Consorzio di bonifica della Gallura e la Regione, che non si rassegna dopo sei anni di udienze, ricorsi, sentenze che l’hanno vista soccombere. A rendere pubblico l’ennesimo ricorso della Regione contro la centrale idroelettrica del Liscia è lo stesso Consorzio, ente che ha progettato le opere.

Il presidente, Marco Marrone, e il direttore, Giosuè Brundu, hanno descritto i fatti: “Una vicenda assurda e paradossale che oggi, in piena crisi economica, aggravata dall’emergenza Covid, costringe ancora una volta il Consorzio di bonifica della Gallura, a dover varcare le porte di altri tribunali, congelando il progetto forse per anni, per difendere da una Regione matrigna, un progetto che ha rispettato tutti i crismi, come confermato dalla sentenza della Cassazione a Sezioni unite e dalle reiterate sentenze del Tribunale superiore delle Acque pubbliche”, spiegano i vertici del Consorzio.

La centrale idroelettrica che si sarebbe dovuta realizzare in località Calamaiu, nel canale adduttore irriguo, già progettata dal Consorzio di bonifica e finanziata dal ministero delle Politiche agricole e forestali nel 2013, potrebbe essere completata in sei mesi di lavori e, a detta dei progettisti, frutterebbe ogni anno la produzione di 2.678.000 chilowatt, con un introito di 600 mila euro e la mancata emissione di 1.339.065 chili di Co2. “Invece rimane allo stato attuale solo sulla carta, ed è divenuta oggetto di un contenzioso giudiziario che ha dell’incredibile”.

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